giovedì 4 febbraio 2016

Dio che fame, ma il frigo è ovviamente vuoto




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Dio che fame, ma il frigo è ovviamente vuoto. Accidenti, mai che si ricordino di fare la spesa! Va be’, mi farò un panino. Tra un morso e un altro voglio fare qualcos'altro. Vediamo… Ho una gran voglia di tenerezza e di ottimismo. Ho voglia di innamorarmi, grida Baccini alla radio e io con lui. Grido. Grido. Ho voglia d’innamorarmi.

Oggi sono schizzata. Sto male. Quasi quasi esco. Sono le tre. Ottimo, non ci sarà nessuno per strada.


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Mi rituffo nei vicoli ombrosi e non so nemmeno io dove andare. Però cammino...

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Mi ritrovo alla stazione, dietro... quasi sui binari.

Ci venivamo spesso io e Michele e sognavamo di prendere insieme un giorno uno dì quei treni e di girare per il mondo strafottenti e felici. Strafottenti e felici. Soprattutto strafottenti, perché felici noi non...

O forse l'essere felici potrebbe davvero essere una conseguenza della strafottenza. Potrebbe esserne una conseguenza?!? Macché... magari!

Michele... Ah, già Michele! Forse dovrei chiamarlo, forse dovrei dirgli che non l’amo più o che non provo per lui più niente che somigli all'amore. Ma a cosa servirebbe? tanto lui non vuole capire. Non capirà mai. Forse.

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PaSSa un ttREno e scUOTe tuTTa la tERra e l'aRIa e gli ucCELli spaventati Si allontanano veloci.


Passa un treno
e scuote tutta la terra
e l'aria
e gli uccelli spaventati si allontanano
veloci.


Passa un treno e
scuote tutta la terra e
l'aria e
gli uccelli spaventati
si allontanano.
Veloci.


(solo per voler tentare acerbe spiritosaggini).


Un giorno prenderò anch'io quel treno. Un giorno anch'io prenderò quel treno. Anch'io prenderò quel treno un giorno. Mi piacerebbe sul serio, sì.

Mi piacerebbe andare ad Amsterdam o nei paesi dell'Est o in Norvegia. Ad Amsterdam vorrei andarci subito. Ma non per farmi le canne, quelle potrei farmele anche qui. Ho tanti amici che fumano, alcuni dei quali non perdono occasione per tentare di rendermi partecipe delle loro manie e, in fondo, nient'altro che debolezze che li rincoglioniscono e gli fanno perdere il contatto con la realtà, riuscendo (soltanto e purtroppo) a costruire uno strano e falsato/sdoppiato rapporto con se stessi. Nocivo.

La mia vita a volte è un po’ monotona, ma, almeno!, quando mi emoziono me ne accorgo. E patisco la sensazione. È una sensazione (come se fosse facile spiegare e rendere parole e oggettività le sensazioni!) stupenda, a tratti lancinante, ma orgasmica. È come se mi trovassi su di una fune sospesa nel vuoto e sapessi che non c'è la rete di salvataggio; sia che riesca a camminarci su senza cadere, sia che cada perché magari la fune si spezza, voglio assolutamente e necessariamente esserne cosciente e talmente lucida da sentire il brivido di emozione che mi spalanca l'anima. Tante volte ho avuto la sensazione forte! di camminare su un filo sospeso su di uno strapiombo e l'emozione di sapere se ce l'avrei fatta mi toglieva il fiato e mi faceva sentire viva e il solo sapere di sentire mi provocava un grande benessere. E mi sentivo esistere.

Allo stesso modo spero che quando starò sul punto di morire me ne accorgerò fino in fondo. Sarà terribile, ma almeno saprò di essere viva anche e perfino sul punto di morire. È per questo che non credo che farsi di erba o di alcool possa servirmi a qualcosa. Ad anestetizzare il dolore? No, non sarebbe mai un'anestesia totale ed eterna e il risveglio sarebbe falsatamente tremendo. No, non mi va... quest'artificio non mi convince.

Il treno intanto è andato e la stazione è di nuovo silenziosa e deserta. No, un momento...

(Maria Luigia Longo, da La voce di un'adolescente, Inedito, Prose/Cantiere)


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