venerdì 30 maggio 2014

Che cos'è la solitudine



Ho portato con me delle vecchie cose per guardare gli alberi:
un inverno, le poche foglie sui rami, una panchina vuota.

Ho freddo, ma come se non fossi io.

Ho portato un libro, mi dico di essermi pensato in un libro
come un uomo con un libro, ingenuamente.
Pareva un giorno lontano oggi, pensoso.
Mi pareva che tutti avessero visto il parco nei quadri,
il Natale nei racconti,
le stampe su questo parco come un suo spessore.

Che cos’è la solitudine.

La donna ha disteso la coperta sul pavimento per non sporcare,
si è distesa prendendo le forbici per colpirsi nel petto,
un martello perché non ne aveva la forza, un’oscenità grande.

L’ho letto su un foglio di giornale.
Scusatemi tutti.
(Mario Benedetti)


lunedì 26 maggio 2014

Collaborazioni / incontri

Cari Amici,
con il post di oggi - nella sezione Poesia del giorno - ho il piacere di ospitare un altro omaggio fotografico che mi ha gentilmente offerto la brava fotografa Eloisa Battista
Di nascita toscana, Eloisa vive e lavora a Roma. 
Ve l'avevo già menzionata a proposito della collaborazione nata di recente insieme all'amico Antonio Oleari. 
Delle sue foto mi piace quella sorta di ricerca sofferta di un altrove di pace e di istante senza peso... 
Molto, mi pare, mi accomuna alle sue forme.
Presto saremo protagonisti di una performance in libreria. 
Restate in contatto e, per ora, godetevi le splendide foto di Eloisa che di volta in volta dialogheranno con le poesie.
m.l.


Filo di cresta




Sei quella figura snella
piegata appena contro il vento
nera, ma resistente,
che sale verso il vertice
del monte, la punta
del diamante, la fine e
l’inizio del mondo.
Senza arresto
senza voltarti indietro.
Senza me. Vai
dove non potrò arrivare.
Vai solo. Più forte.

(versi di Paola Loreto, In quota e fotografia di Eloisa Battista)

venerdì 23 maggio 2014

Non ho bisogno di tempo


Non ho bisogno di tempo
per sapere chi sei:
conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere
là dove taci, o nelle
parole con cui tu taci?
Chi ti cerchi nella vita
che stai vivendo, non sa
di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
E seguirti all'indietro
in ciò che hai fatto, prima,
sommare azioni a sorriso,
anni a nomi, sarà
come perderti. Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
nuda ormai dell'equivoco,
della storia, del passato,
tu, amazzone sulla folgore,
palpitante di recente
ed inatteso arrivo,
sei così anticamente mia,
da tanto tempo ti conosco,
che nel tuo amore chiudo gli occhi,
e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla
a quella luce lenta e sicura
con cui si riconoscono lettere
e forme e si fanno conti
e si crede di vedere
chi tu sia, o mia invisibile.

(Pedro Salinas)

mercoledì 21 maggio 2014

Lo spazio magico



Ecco lo spazio magico in cui niente si è detto
ma il senso affiora da nebbie di preistoria.
Dormiamo in case lontane chilometri
ma i nostri sogni si congiungono in alto.

È così perfetta l'attesa (o l'intesa)
che sarà peccato trasformarla in parole.
Dovremmo preferire alla vita il silenzio
anche se questo silenzio è quintessenza della vita?

(Maria Luisa Spaziani)


martedì 20 maggio 2014

Le parole oggi non bastano


Non chiedermi parole oggi non bastano.
Stanno nei dizionari: sia pure imprevedibili
nei loro incastri, sono consunte voci.
È sempre un prevedibile dejà vu.
Vorrei parlare con te - è lo stesso con Dio -
tramite segni umbratili di nervi,
elettrici messaggi che la psiche
trae dal cuore dell'universo.

Un fremere d'antenne, un disegno di danza,
un infinitesimo battere di ciglia,
la musica-ultrasuono che nemmeno
immaginava Bach.

(Maria Luisa Spaziani)

domenica 18 maggio 2014

A sipario abbassato



Quando ti amavo sognavo i tuoi sogni.
Ti guardavo le palpebre dormire,
le ciglia in lieve tremito.
Talvolta
è a sipario abbassato che si snoda
con inauditi attori e luminarie
– la meraviglia.

(versi di Maria Luisa Spaziani e foto di Dario Danza Sproviero)

domenica 11 maggio 2014

Tu sei la madre.



Cari amici,
esce oggi, giornata della festa della mamma, la plaquet Le trincee del grembo. Dodici prove d'autore al femminile, che accoglie anche una mia poesia.
Si tratta di un volume in tiratura limitata che raccoglie liriche attorno al tema della maternità.
I fili conduttori che accomunano i testi sono essenzialmente tre:
il legame simbiotico tra madre e figlio, che si manifesta nei suoi chiaroscuri e nelle estese sfaccettature del vissuto e del ricordo; l’energia dell’amore vero e incondizionato, che mai si ritrae, che non si divide ma si moltiplica; il senso del mistero che non lo rende mai scontato, ma sempre in movimento, in evoluzione, con alti e bassi, incomprensioni e ricadute, speranze e paure, i mille abbracci non dati – a volte – e le parole non dette.

Qui ecco la mia Tu sei la madre.
Qui un assaggio anche delle altre
Buona lettura
m.l.


Tu sei la madre.



Tu sei la madre
il tuo orecchio sa                        
d’abbraccio caldo
la tua bocca è
parola buona.

Tu sei la madre
Il tuo abbraccio
sa di rifugio
sa d’incontro
è attesa di sera tardi.

Tu sei la madre
e il tuo silenzio
racconta l’inizio e la fine.

Tu sei la madre
ed io non ho altre parole
significanti
per dire l’urgenza dolorosa di vita
che si fa mentre
un’altra da te si stacca
e da sola
vuol significare.

(Maria Luigia Longo, Le trincee del grembo, Docici prove d’autore al femminile, Associazione Culturale LucaniArt 2014)




martedì 6 maggio 2014

Altrove: PER ALTRI VERSI



 



Il reading di sabato scorso è stato attraversato da molte emozioni e molti microeventi che hanno reso la serata degna di nota. Si è creato uno spazio - tra il pubblico presente (attentissimo, partecipe ed emozionato) e noi - che mi ha portato in un'altra terra. Non eravamo più a Seregno e non in quel tempo preciso, ma ciascuno nel proprio Altrove e ciascuno con il proprio tempo. 
Ed è stato davvero bellissimo andarci attraverso la parola poetica. 
Ringrazio tutti i presenti e gli organizzatori dell'evento e soprattutto Antonio per aver dato voce e nuovo senso alle mie parole. 
m.l. 



lunedì 5 maggio 2014

Dice Penelope




Non tessevo, non lavoravo a maglia,
cominciavo uno scritto, lo cancellavo
sotto il peso della parola
perché l’espressione perfetta è ostacolata
quando dentro sei oppressa dalla pena.
E se l’assenza è il tema della mia vita
– l’assenza dalla vita –
sulla carta viene fuori il pianto
e il dolore naturale del corpo
che sa la privazione.
Cancello, strappo, soffoco
le urla vive:
“dove sei, vieni, ti aspetto
questa primavera è diversa dalle altre”
e al mattino ricomincio
con nuovi uccelli e lenzuoli bianchi
che si asciugano al sole.
Tu non sarai mai qui
ad annaffiare i fiori con la canna
e i vecchi soffitti che gocciolano
impregnati di pioggia
e la mia personalità
ch’è dissolta nella tua
quietamente, autunnalmente…
Il tuo cuore eletto
– eletto perché io l’ho scelto –
sarà sempre altrove
e io taglierò con le parole
i fili che mi legano
a quest’uomo particolare
del quale ho nostalgia
finché Ulisse diventi simbolo di nostalgia
e navighi per i mari
nella mente di ognuno.
Ogni giorno ti scordo
con passione
perché ti lavi dai peccati
del profumo e della dolcezza
e così purificato
entri nell’immortalità.
È un lavoro duro e ingrato.
Unica ricompensa, se alla fine
capirò cosa sia la presenza umana,
cosa sia l’assenza
o come funziona l’io
in tanta desolazione, in tanto tempo
come nulla fermi il domani
il corpo continua a rigenerarsi
si alza e si corica sul letto
quasi abbattuto a colpi d’ascia
a volte infermo a volte innamorato
sempre con la speranza
che quanto perde in tatto
lo guadagni in sostanza.

(versi di Katerina Anghelaki-Rooke fotografia di Dario Danza Sproviero )

venerdì 2 maggio 2014

La stazione


Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.

L'assenza della mia persona
si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.

(Wislawa Szymborska)