domenica 7 febbraio 2016

C’è ancora quel tizio che stamattina mi guardava



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…c’è ancora quel tizio che stamattina mi guardava con insistenza. Anche adesso sta leggendo (e si passa lentamente la mano nel pizzetto poco folto, lisciandoselo per bene, con naturale dolcezza). Lo guardo a lungo o probabilmente in maniera un po' insistente, perché lui se ne accorge e, lieto, mi sorride.

Poi mi saluta.

E adesso cosa faccio?!

Mi avvicino e gli chiedo cosa sta leggendo. È un autore americano, Bret Ellis e il libro è Less than Zero. Meno di zero, no? Autore alquanto sconosciuto per me. Lui, poi, inizia una specie di intervista di me, decisa ma dall'aria molto distesa. Domanda sulla quale ruota tutto il discorso: qual è il mio rapporto con le emozioni. Ops...

Lui parla, parla molto e a me sembra già di conoscerlo. Parla lentamente, guardandomi sempre fisso negli occhi e con tono basso e dolce. Senza creare con la voce bruschi Scossoni o pause troppo lente e vuote o accelerazioni violente, come se disegnasse, parlando, una linea curva aperta. E la mia curiosità mi sospinge dolcemente su di essa.

Che è in gamba si capisce subito, dal suo modo di fare, dal suo gesticolare che, insieme alla voce, trasmettono qualcosa di armonioso e di sensuale. Mi incuriosisce. Mi attrae. E la linea delle sue labbra nell'atto di articolare i suoni...

Mi chiede cos’è per me un'emozione. Ops...

Raccolgo in un attimo le idee: è quel qualcosa che ti entra dentro (o che ti sale da dentro) e che ti dà la forza di agire e sentire. È un input. È la vita stessa. Un brivido.

Un brivido...

Più lo guardo e più mi convinco che mi sembra di averlo già visto e persino conosciuto Suggestione? Forse.

Mi sorride.

Quasi quasi gli chiedo se ci siamo conosciuti in un'altra vita e se per caso siamo stati amanti. Ma lui mi precede e dice che non è un caso che ci siamo incontrati e che forse era destino.

No, non diciamo cavolate e non diamo al destino consistenza! (La conversazione inizia a starmi un po' stretta.)

Non è un ragazzo. È un uomo. È un uomo piuttosto serioso e questo non mi piace.

Mi propone di fare un giro in macchina. Ah, ecco che il furbetto viene fuori! Il suo parlare allora forse non è disinteressato. Può darsi che sbagli, ma non voglio fidarmi, l'ultima volta che l'ho fatto ci ho quasi lasciato le penne.

Bye-bye, bello! Arrivederci.

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Ma oggi che giorno è??

È giovedì? È giovedì!?! Giovedì?? Sì, è giovedì.

Alle sei ho l'appuntamento dal dentista, ma sì, non ci vado... sì, così la mamma mi uccide. Ho saltato anche la scorsa seduta.

Che rottura!!


(Maria Luigia Longo, da La voce di un'adolescente, Inedito, Prose/Cantiere)

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