martedì 2 febbraio 2016

C’è un vecchio cane accucciato che mi guarda da lontano



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C’è un vecchio cane accucciato che mi guarda da lontano, di sottecchi. Forse si sta chiedendo che ci faccio qui da sola a quest'ora, o forse perché mi è scesa una lacrima sulla guancia o non gliene frega proprio niente di me e probabilmente il suo atteggiamento è solo frutto della mia immaginazione e delle mie paranoie. E' un bel cane: piccolo piccolo, marroncino, col pelo corto-rasato e gli occhietti rotondi e neri. Tristi. Mia madre non mi ha mai permesso di tenere un cane.

Ma adesso mi sa che è ora di andare, anche perché la fame mi sta uccidendo lo stomaco...


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Sono le 7.30. Scendo giù al bar della stazione, vendono cornetti caldi a poco prezzo. Mille lire per non morire! ! Lo so che è estate e fa caldo, ma al cornetto caldo la mattina non rinuncio.



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Come al solito il bar è stracolmo di ragazzi, alcuni del posto, altri di passaggio, in partenza. Ci sono tutti i miei amici e c'è anche Michele. Non mi va di sedermi con loro (con lui)… fingo di non vederli. Preferisco restare da sola a guardare i binari. Mi dà un cornetto? Quello lì, in basso a destra! Grazie. Prendo il mio cornetto e vado fuori a mangiarlo sui muretto vicino la fontana.

Quanto sei bbona! mi urla un folle da una macchina blu in corsa; e tutti si girano a guardarmi, pensando a cosa vorrebbero dirmi o farmi. Buono questo cornetto, me ne merito un altro. Sì, ne voglio un altro. Con la nutella o con la crema? Con la nutella questa volta.

Mi guardo intorno quando ormai ho già finito la mia colazione e vedo, a fianco a me, un tizio che tra una pagina e l'altra del suo libro mi lancia sguardi ammiccanti e curiosi. Gli sorrido. Ricambia molto più abbondantemente e mi saluta con un largo cenno del capo. È seduto con la schiena appoggiata al muro e con le gambe incrociate, sembra abbastanza alto. La sua figura molto lunga. Chissà perché viene a leggere alla stazione? con tutto questo vociare e rombo di motori. E io? Be', io per guardare i treni e anche perché...

Forse è in partenza.

Ho ancora fame, ma adesso è tardi e mi sa che oggi dovrò proprio andare a scuola. Sono tre giorni che è iniziata e dovrò pure farmi vedere dai prof. altrimenti mamma chi la sente.

Mi piace andare a scuola, mi faccio un sacco di risate, passo cinque ore a intrecciare rapporti, ma questo non è proprio periodo; non riuscirei a sopportare l'ignoranza e l'arroganza della prof. di lettere senza fargliela notare, oppure gli intercalari ridicoli del prof. di matematica o le invidie e le lotte vigliacche, per mezzo voto in più!, dei miei compagni di classe. Oggi di sicuro esploderei o in una risata fragorosa oppure in una incazzatura esagerata e teatrale. Ma sì, chi me lo fa fare…



(Maria Luigia Longo, da La voce di un'adolescente, Inedito, Prose/Cantiere)

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