venerdì 23 dicembre 2016

Buone feste!!!






Montagna di luce ventaglio,
paesaggi paesaggi! come potrò
sciogliere i miei piedi, come
discendere - regina delle rupi
e degli abissi - al passo involontario,
alla mano che apre una porta, alla voce
che chiede dove andrò a mangiare.


(Patrizia Cavalli)


Vi auguro buone feste
 da passare in compagnia di tutti 
i vostri amori e amanti 
e uno splendido 2017 
di energia e felicità!
ml

martedì 20 dicembre 2016

C’è nella tristezza un contagio



C’è nella tristezza un contagio
amore mio, e da questo si vede
che abbiamo fatto comune cuore
e siamo uno che pare due.
Allora io
insemino la gioia
in questa cosa che non consiste
però esiste e tiene entrambi appesi.
La gioia ce la metto io.

Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia


sabato 17 dicembre 2016

Urgentemente





È urgente l’amore.
È urgente una barca in mare.

È urgente distruggere certe parole,
odio, solitudine e crudeltà,
alcuni lamenti,
molte spade.

È urgente inventare allegria,
moltiplicare i baci, i raccolti,
è urgente scoprire rose e fiumi
e mattine limpide.

Cade il silenzio sulle spalle e la luce
impura, fino a dolere.
È urgente l’amore, è urgente
restare.


(Eugenio de Andrade) 



É urgente o amor.
É urgente um barco no mar.

É urgente destruir certas palavras,
ódio, solidão e crueldade,
alguns lamentos,
muitas espadas.


É urgente inventar alegria,
multiplicar os beijos, as searas,
é urgente descobrir rosas e rios
e manhãs claras.


Cai o silêncio nos ombros e a luz
impura, até doer.
É urgente o amor, é urgente
permanecer.

(Eugenio de Andrade) 


"Contare le parole" al Café Blondel di Lecco

Grazie a tutti quelli che ieri sera, sfidando il gelo e la nebbia lecchese, sono venuti al Café Blondel a Contare le parole con me.
Grazie, è stato bello scambiarsi le voci.
Alla prossima!

ml












giovedì 8 dicembre 2016

"Contare le parole" al Café Blondel di Lecco

Cari amici,
come sempre, numerosi e appassionati, vi aspetto
alle ore 21.00 di venerdì 16 dicembre 2016 
al Café Blondel di Lecco  per chiacchierare un po' di 
parole, nessi e vie di fuga...
ml



martedì 6 dicembre 2016

Estinzione dell'uomo bambino



da I. Terra straniera

I

C’è qualcosa nel tempo
che resiste al tempo.

Ma chi resiste a te
fuori dal tempo?


da II. Vivere a orecchio

*

Vivere a orecchio,
dicono alcuni. Con te
è il senso teso al sottobosco.
Mio lupo, io ti starei in pancia
sparando a quanti per ferita
o strappo della tua santa carne
volessero mai un giorno me
da te diviso. Da un amore così
non se ne esce vivi, le fiabe
sono tutte false.


*

La stanza tutta zuppa di luce,
la sua giovane ansia di godere.
Com’è bello non sapere l’amore.
Il corpo adolescente che riluce
bagnato da un dolcissimo sudore.


*

Avremo un figlio e sarà nostro
anche se avrà il tuo solo nome, i tuoi ginocchi
e di me forse una vaga tristezza
e malinconia di mostro
dentro gli occhi.


da IV. Estinzione dell’uomo bambino

*

È già preistoria il futuro
dei padri, le ossa me le sento
dentro al cuore, lo tengono vivo
lo sostengono verticale
gli danno forma e la forma
è la tua. L’estinzione avanza
a passi da gigante, archeologia
del futuro che svapora. Tu resisti.

(Giorgio Ghiotti, Estinzione dell'uomo bambino, Perrone editore, 2015)



domenica 4 dicembre 2016

Sì e no


Io so le parole più corte del mondo:
una dice sì,
l'altra dice no.

Devi saperle bene adoperare
perché da sole possono contare
più di un milione
di parolone

Ma non c'è orologio per segnare
l'ora di dir di sì
e l'ora di dir di no.

Io come faccio? Ascolto il cuore,
è lui il mio suggeritore:
ascolto, capisco,
e senza alcun timore gli ubbidisco.

(Gianni Rodari, da Filastrocche lunghe e corte - Editori Riuniti)


 

lunedì 28 novembre 2016

Un avamposto di pietra



Un avamposto di pietra
m’era cresciuto nel petto come
dolore di un altro che s’infila
e forma uncino e piccagli.
Io non so cosa sia questa
di colpo nostalgia
questo pezzo mancante
che mi reclama a sé
da un umano piangere per niente
e non avere dove
posare il capo.

(Mariangela Gualtieri, da Senza polvere senza peso, Einaudi, 2006)

venerdì 25 novembre 2016

Ti meriti un amore


Ti meriti un amore che ti voglia
spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno
alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti
lasciano dormire.
Ti meriti un amore che ti faccia
sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo
quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono
perfetti per la sua pelle.
Ti meriti un amore che voglia ballare
con te,
che trovi il paradiso ogni volta che
guarda nei tuoi occhi,
che non si annoi mai di leggere le
tue espressioni.
Ti meriti un amore che ti ascolti
quando canti,
che ti appoggi quando fai la ridicola,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore che ti spazzi via le
bugie
che ti porti il sogno,
il caffè
e la poesia.

(Frida Kahlo)

Ritratto di donna



Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l’unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma è un’ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l’avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serve questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l’ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.
Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama, o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l’amor di Dio.

Wisława Szymborska, Trad. di Pietro Marchesani, da “Grande numero”, Libri Scheiwiller, 2006)


***

Portret kobiecy

Musi być do wyboru.
Zmieniać się, żeby tylko nic się nie zmieniło.
To łatwe, niemożliwe, trudne, warte próby.
Oczy ma, jeśli trzeba, raz modre, raz szare,
czarne, wesołe, bez powodu pełne łez.
Śpi z nim jak pierwsza z brzegu, jedyna na świecie.
Urodzi mu czworo dzieci, żadnych dzieci, jedno.
Naiwna, ale najlepiej doradzi.
Słaba, ale udźwignie.
Nie ma głowy na karku, to będzie ją miała.
Czyta Jaspersa i pisma kobiece.
Nie wie po co ta śrubka i zbuduje most.
Młoda, jak zwykle młoda, ciągle jeszcze młoda.
Trzyma w rękach wróbelka ze złamanym skrzydłem,
własne pieniądze na podróż daleką i długą,
tasak do mięsa, kompres i kieliszek czystej.
Dokąd tak biegnie, czy nie jest zmęczona.
Ależ nie, tylko trochę, bardzo, nic nie szkodzi.
Albo go kocha, albo się uparła.
Na dobre, na niedobre i na litość boską.

(Wisława Szymborska da “Wielka liczba”, Czytelnik, 1976)

giovedì 24 novembre 2016

Ero la più minuta della casa


Ero la più minuta della casa –
avevo la stanza più piccola –
di notte la mia lucina, e il libro –
un geranio solo –

dove potessi raccogliere la menta
che non smetteva mai di stillare –
e appena un cestino –
fatemi pensare – son certa
che fosse tutto –

Non parlavo mai – se non quando interrogata –
e sempre brevemente e a voce bassa –
non potevo sopportare di vivere – a voce alta –
il baccano mi dava vergogna –

E se non fosse stato così lontano –
e qualcuno che conoscevo
doveva partire – spesso pensavo
che inavvertita – avrei potuto morire –

(486)

I was the slightest in the House –
I took the smallest Room –
At night, my little Lamp, and Book –
And one Geranium –

So stationed I could catch the Mint
That never ceased to fall –
And just my Basket –
Let me think – I’m sure
That this was all –

I never spoke – unless addressed –
And then, ’twas brief and low –
I could not bear to live – aloud –
The Racket shamed me so –

And if it had not been so far –
And any one I knew
Were going – I had often thought
How noteless – I could die –


(Emily Dickinson da “Tutte le poesie”, Mondadori, Milano 1997)


mercoledì 23 novembre 2016

Quando l’amore vola



Quando vola a te l’amore
neanche un cenno ti tradisca –
le ali, un frullo lieve di civetta,
di sabbia gli occhi accecati –
se proprio devi, sospira,
ma apponigli il sigillo.

Né un cenno ti deve tradire
quando via da te volerà.
Poiché – lo sai – di te si stancherà,
non ne puoi dubitare.
I tuoi sussulti dovrai soffocare.
Il cuore abbia pazienza:
per sempre dovrai farne senza.


(Walter de la Mare, Trad. di Silvio Raffo)

sabato 19 novembre 2016

Ricordare


A volte la sera il tempo
ferma i ricordi sulle pareti:
camminano nella stanza
come fantasmi di cui so ogni cosa.
Mi parlano, s’inventano le storie
all’orecchio, camuffano di verità
i sogni. I giorni andati ne fanno
facce d’eroi.

(Maria Luigia Longo, Ricordare, Istanti all'infinito, 19 novembre 2016)

Un tempo difficile è questo




Viviamo giorni difficili, angelo mio
(Sigfrido, Gerusalemme)


Un tempo difficile è questo:
e proprio su di noi
si schiude il riparo;
ma respiriamo come sulla terra l'erba,
e vedrai, ce ne andremo presto
con vele verdi, angelo mio.

Ma perché non ci siamo amati fino adesso?
Com'è successo? Ci pensi,
perché tu non lui, perché lui non te,
e perché amò proprio quella?

Sarà stato soprattutto il destino?
O un disegno che trascende
pure il destino? E poi il fatto
che il passato
fu imprevedibile?

Ma non occupiamoci di questo adesso,
l'amore è buono se amato,
e il passato se sepolto
ti amo; nel cielo pasquale
o sul prato
emerge
una nave intrecciata di erbe e di
astri.

(Szócs Géza, trad. Tommaso Kemeny)

lunedì 14 novembre 2016

Sulla riva del mare silente


Sulla riva del mare silente
si è levata la notte, e la luna
si fa largo attraverso le nubi,
e si sente sussurrare i flutti:

Quell'uomo, laggiù, certo è un pazzo,
o deve essere innamorato,
perché ha l'aria avvilita e contenta,
è contento ed è insieme avvilito?

E la luna guardandolo ride,
e con limpida voce dichiara:
quello è innamorato ed è pazzo,
e per giunta è anche un poeta.

(Heinrich Heine. L'infelice beffardo, a cura di S. Carusi)

sabato 12 novembre 2016

Ad ogni modo si dice basta


Ad ogni modo si dice basta
anche se nessun gesto ha colmato la misura.
A volte si dice “Non girare a vuoto”
anche se il vuoto è qui e ti rende immobile.
Meglio andare.

In una giornata autunnale
si pronuncia la parola amore
e una scia di possibilità mancata
apre un senso nuovo alla vita.
Di qua o di là
possibile o impossibile.
E in mezzo “chissà se avremmo costruito qualcosa”.

Il suono di queste parole cade
nella teca della possibilità e lì rimane,
nel silenzio soffocato di quel condizionale passato.

Da qualche parte qualcuno ha avuto più coraggio
e si è infilato nella vita così,
come si abbraccia nel silenzio complice
il nome amato; in questa maniera
si tiene il mondo intero su un palmo
lo si protegge dal vento, lo si tiene al caldo.

(da Contare le parole, Transeuropa Edizioni)

domenica 6 novembre 2016

(Non) tornare


Il passo è breve: non ritorna.
Il tempo è poco più vuoto
di queste mani concave
che stanno a guardare.
Si sta nell'incavo di una
storia sussurrata e s’aspetta
di poterla raccontare.

Non ritorna la distanza
dei due corpi che furono,
non le stagioni da cui ci si
stacca a volte solo
per sopravvivere. Nessuno
ritorna per sopravvivere.

Si torna solo per vivere o morire.

(Maria Luigia Longo, (Non) tornare, Istanti all'infinito, 23 gennaio 2016)

lunedì 31 ottobre 2016

Assioma poetico



Ci sono due ipotesi di senso oltre
quella che la poesia indica: la prima,
parla di ciò che sento;
la seconda, a ciò che penso di quel
che sento. Ma l’altra ipotesi, che
non è nella prima né nella seconda
posibilità, è quella che parla di ciò che
penso di quello che sento e, d’altro
lato, di ciò che sento di quel che penso. Se
non so, per certo, qual è delle due la più certa,
è perché ciò che c’è di più certo è
l’incerto, e quanto più è incerto tanto più
lo sento come certo. Giungo, perciò,
a una conclusione: la terza ipotesi
deriva dalle prime due, e ciò che
penso mi fa sentire che sento solo
perché penso, però potrei anche
pensare che lo sento solo perché
non c’è senso senza sentimento.

(Nuno Júdice, De A matéria do poema, Ed. Dom Quixote, Lisboa, 2008)

Disse: Credo nella poesia, nell'amore, nella morte



Disse: Credo nella poesia, nell'amore, nella morte,
perciò credo nell'immortalità. Scrivo un verso,
scrivo il mondo; esisto; esiste il mondo.
Dall'estremità del mio mignolo scorre un fiume.
Il cielo è sette volte azzurro. Questa purezza
è di nuovo la prima verità, il mio ultimo desiderio. 

(Yannis Ritsos)

sabato 29 ottobre 2016

Giovane


Mille porte fa
quando ero una ragazzina solitaria
in un'enorme casa con quattro
garage e se ben ricordo
era estate,
di notte mi sdraiavo in giardino,
il trifoglio raggrinzito sotto di me,
le sagge stelle distese sopra di me,
la finestra di mia madre un imbuto
da cui usciva un calore giallo,
la finestra di mio padre, socchiusa,
un occhio dove passa chi dorme,
e le assi della casa
erano lisce e bianche come cera
e probabilmente milioni di foglie
navigavano come vele sui loro strani gambi
mentre i grilli ticchettavano all'unisono
e io, nel mio corpo nuovo di zecca,
non ancora di donna,
facevo domande alle stelle
e credevo che Dio potesse veramente vedere
il calore e la luce colorata,
i gomiti, le ginocchia, i sogni, la buonanotte.

(Anne Sexton, La zavorra dell'eterno, Crocetti Editore 2016)

giovedì 27 ottobre 2016

Una lettura


Pioveva fuori.
Aprii il libro di Odisseo
e il libro cominciò con la sconfitta.
Sotto, immaginai, c’era la fitta
schiera di cimieri e alte controcielo
le aste dei barbari di Grecia;
sulle muraglie rosse,
ma in lontananza, e delicate come
il verde degli steli fra le pietre,
quelle dei fanti d’Ilio sbigottiti.
L’incantatore greco,
qui mi conduce e qui trema – pensai –
in mezzo a questa piana di polveri e di terre
che hanno veduto rompersi difesa
e forza e rovinare all’urto
del combattente acheo
le armi d’Ettore, il fuoriclasse d’Asia.
Pioveva fuori,
dentro l’oscillare del pendolo
tagliava minuti e il frusciare
teso dei fogli.
Per tre volte intorno alle mura
e trenta miglia almeno,
legati gli stinchi al carro di guerra,
sconcio e scempio facendone,
Achille trascinò le spoglie
del principe di Priamo
finché, estenuata, la ferocia
ricadde come polvere sul campo.
Lì posava la testa bruna d’Ettore
e potevi vedere
di sotto le palpebre malchiuse
il bianco delle sclere rovesciate
e potevi sentire,
ma prima che Achille in alto levasse
via nel cielo
asta di frassino e urlo di vittoria,
salire dal corpo del vinto
il silenzio del vincitore vero.

(Pierluigi Cappello, da Assetto di volo. Poesie 1992-2005)

mercoledì 26 ottobre 2016

(gocce)



L'inverno e la sua fine
escono da quei monti
nel cielo
             alla battaglia,
esitano l'uno
e l'altra, essi, rapiti
             a quella luce
di politissimo cristallo,
alla flagranza delle valli,
                   e ora
un poco si osservano a distanza,
un poco si mischiano e si azzuffano
finché grandine o vento non sbaraglia
l'incertezza dello scontro.
Ci ottenebra, noi stille
                   sorprese in medio campo
un infittito scroscio,
                ci affoga
l'uragano, sgombra
poi il sole
               i celesti rimasugli
del furente nubifragio.
È inverno o primavera? Non lo sappiamo,
              siamo
e non siamo niente
nella molteplicità delle apparenze,
però dentro la vita, dentro
il meraviglioso istante.


(Mario Luzi)

sabato 22 ottobre 2016

Attendere





Nella distanza che c’è
tra il qui dove insisto
e lo spigolo di quel palazzo
da cui potrebbe sbucare
il tempo,
passa tutto il vero
di questa attesa
e dello scorrere
del tempo perso
che su questo marciapiede
è sempre più nostro.

(da Istanti all'Infinito, poesie/cantiere)

giovedì 20 ottobre 2016

Muro







In certe ore
sopra il distributore di benzina
un muro nudo si illumina
e sta contro l’azzurro
come una luna.

A un certo punto uno
abita qui davvero
e guarda in faccia queste case, e impara
a stare al mondo,
impara a parlare al muro.

Impara la lingua,
ascolta la gente in giro.
Incomincia a vedere questo posto,
a sentire
nel chiaro dei discorsi
la luce di questo muro.


(Umberto Fiori)



giovedì 13 ottobre 2016

Dove trovare "Contare le parole"?

Cari Amici,
dove potete trovare Contare le parole?

Presso La Libreria Volante di Lecco e ordinabile in tutte le librerie.

Oppure:





Oppure:




Oppure:














E, naturalmente, partecipando alle prossime letture pubbliche nelle quali lo presenteremo.

Vi aspetto!
ml

mercoledì 12 ottobre 2016

Non Chiederci La Parola


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

(Eugenio Montale, Non chiederci la parola)

domenica 2 ottobre 2016

"Contare le parole" alla Libreria Volante di Lecco

È stata una serata bellissima, ricca di parole piene e di orizzonti altri. 
Ringrazio tutti i presenti per l'ascolto attivo, Antonio Oleari per la lettura limpida e, ovviamente, i librai volanti per l'ospitalità!
Evviva!
ml