martedì 15 aprile 2014

Nella febbretta cuposa dei risvegli


[...]
Nella febbretta cuposa dei risvegli
il sudore del sonno si ingiallisce
e cola addosso alle finestre, al cielo
anche se è azzurro. E quando esco
dal sibilo dei sogni
che ha lasciato le mie orecchie ottuse
intossicate dalla ripetizione e riconquisto
lentamente i gesti
che mi portino a un'altra posizione
(forse se metto una camicia a righe
e i pantaloni bianchi, camminerò più in fretta,
avrò un'andatura eretta) dove io non sia
il recinto inerme dei terrori,
l'impresario di scontri clandestini
che alla fine si innamora dei suoi attori,
trovo una mimosa oro antico
il suo turno di splendore ormai finito,
il gregge come una nuvola piatta e mobile
sul prato senza più la frangetta degli agnelli
e il caprone capo col campanaccio al collo
abituato ormai a credere
che muoversi sia il suono.

Esseri testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l'espiazione, è questo il male.

(Patrizia Cavalli, da Poesie, Einaudi 1999)


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