giovedì 12 novembre 2020

Carlo Bordini, poeta. Un ricordo

 




Con questi versi saluto Carlo Bordini, poeta.





Pernod 

In una cupola di Pernod,

che è il colore del tuo cielo,

una città affogata in un grande bicchiere di Pernod,

passi l’inverno.

E forse la tua tranquilla ebbrezza

di paese padano

che nuota in un bicchiere

di acqua minerale

ti cosparge di pesciolini

in un bianco frizzante,

e come è opaco il cielo così è limpido

il colore dei tuoi aperitivi

assonnati

sotto la cupola bianca

del tuo cielo bavoso:

come l’asfalto della tua

autostrada

 

Noi, mentre la casa crolla

 

Noi, che stiamo vivendo l’inizio del tracollo della civiltà umana,

ci preoccupiamo di cambiare la carta da parati

e di lucidare i mobili

mentre la casa crolla ci dedichiamo a rovinose dispute con il portiere

e facciamo progetti per migliorare (abbellire) le serrature delle nostre case

le nostre case stanno cadendo e noi ci preoccupiamo di abbellirle

perché gli animali domestici hanno bisogno di un ambiente sereno

  

Sasso

 

Questa indulgenza che gli uomini si concedono col sonno

non assomiglia all’abbandono della morte?

una piccola morte un po’ anticipata, un breve riposo,

Questo goloso anticipo della morte,

così questo rammendare piccole cose porta le cose migliori,

le più femminee,

queste cose femminee

e non ha importanza la reliquia come oscuro residuo

scrivo questo per dire che la morte e il sonno sono simili,

ovviamente, of course,

ma soprattutto che mi sono ugualmente cari,

e in questo atonale abbandono simile a legno di violino,

quando ancora non è stato percosso dall’arco,

e la vita e insieme ancora la non-nascita

e la morte del feto già vecchio

oh come roco il respiro

come torpido scorre il tuo sangue

  

Autunno

 

Quando la fantasia

scopre l’invenzione di se stessa

si stanca

di inventare la realtà

non esistono le ore, non esistono i giorni, l’esistenza e la vita si

confondono.

 

E’ questo il paradiso? O l’autunno?

l’inverno precede dunque l’autunno? E’ questa la cabala?

così come la guerra precede la pace.

l’acqua è acqua di pozzo, molli onde, concentriche.

 

Ciò che richiama il tuo incerto sorriso. Un ricordo oltre i mari, oltre

le colonne di sole. Le foglie girano e riportano indietro.

 

tu non immagini di vivere in un castello incantato, e

di svegliarti dopo trent’anni, credendo di aver dormito

dieci minuti

forse sono le ragnatele ad aver dormito, o forse abbia-

mo dormito entrambi. abbandonai

nei tuoi terrori i miei. l’autunno

è appena iniziato.

 


Sogno di Elena

Sognavo d’essere morta, eppure camminavo

per la stanza, per la casa

chiedendomi chissà, se la mia decom-

posizione era già cominciata

e se gli altri se ne sarebbero accorti.

Poi

cominciai a preoccuparmi per l’odore,

se si sentiva o no; e temevo, poi,

che avrei attaccato a qualcuno la

mia morte. 


Microfratture

L’idea della catastrofe, una catastrofe silenziosa,
appena avvertita, ma inevitabile.
Oppure le microfratture psichiche,
le microfratture di un’anima.
La mia anima è piena di
microfratture. Sono i piccoli traumi nascosti,
dimenticati, che tornano ogni tanto, quando l’anima è sotto sforzo,
quando non te ne accorgi. Dentro sono franato tutto. Non me ne accorgo,
ma lo sono. Magari quando attraversi una strada e un rumore ti fa rabbrividire,
quando tremi alla pronuncia di un nome, quando
hai un improvviso soprassalto di insicurezza. Le microfratture
sono le telefonate e gli appuntamenti che ti snervano,
improvvisamente,
l’andare in una stanza e chiedersi: che ci sto a fare,
ecc. ecc.
tutto un elenco dei nervosismi, dei soprassalti, delle cose che ti feriscono,
e le minuzie che ti snervano, ecc ecc
il cervello che funziona troppo,

Rose

Con le sembianze dell’amore e della speme,
della gloriosa bellezza,
perché, perché, regaliamo fiori alle donne,
perché regaliamo loro le rose odorose?
Mi chiedo: perché regaliamo alle donne gli organi
sessuali delle piante, dopo averle recise?
Perché alleviamo piante allo scopo di reciderne gli organi sessuali
Perché questa artificiale promessa di piacere?
Perché le rose? I bambini
stridono come uccelli, nel parco,
le ragazze
dagli occhi fioriti camminano,
noi le guardiamo. Perché i fiori
alle donne? Così vogliamo che il piacere
ci guidi alla cieca, questa artificiale promessa di piacere, come una statua
di marmo che pensa il crepuscolo, la mattina.
…………………………………Non pensa,
Davanti al mare.
…………………………………………………..Non pensa. I
bambini stridono come uccelli, minacciosi.
…………………………….Perché la rosa?
Perché la statua di carne pensi
Così i bambini stridono e squittiscono,
e la statua pensa La
nostalgia. Per questo le donne sistemano i fiori, come su una tomba,
le fattezze chiare,
le chiare carni:
doniamo loro
nudità e bellezza.

Corteo

Se ne tornano a casa, mesti,
con una leggera zoppìa,
il corteo zoppo,
e invero molto stanchi,
quando il corteo è già terminato,
con il loro incedere regale, mesto,
con grande dignità perché
anche se il corteo è
già morto, l’incedere è ancora magico.
Nel silenzio e
nella solitudine,
piangendo,
con una lieve zoppìa, nel buio già della sera,
perché la dignità si vede
quando non ci sono spettatori



Carlo Bordini è nato a Roma nel 1938. Militante trotskista negli anni sessanta, è divenuto ricercatore presso il Dipartimento di Studi storici dell’Università La Sapienza di Roma. Influenzate da certe opere di Eliot, Guido Gozzano e soprattutto da Apollinaire, le sue poesie possono essere chiamate “poesie narrative”.

Le sue pubblicazioni in poesia sono:
Strana categoria, Roma, Stampato in proprio, 1975.
Poesie leggere, Siena, Barbablù, 1981.
Strategia, Roma, Savelli, 1981.
Pericolo, Reggio Emilia, Aelia Laelia, 1984.
Mangiare, Roma, Empirìa, 1995.
Polvere, Roma, Empirìa, 1999.
Purpureo nettare, Bergamo, Alla pasticceria del pesce, 2006.
Sasso, Milano, Scheiwiller, 2008.
Antologia: Pericolo, Poesie 1975-2001, San Cesario di Lecce, Manni, 2004.
I costruttori di vulcani, Luca Sossella, Bologna, 2010.



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