martedì 29 aprile 2014

L'erba



L'erba, il silenzio, il muovere dell'ombra
Soli, nel pianto tuo della mattina,
l'erba, il silenzio, il muovere dell'ombra
e gli steli del vento. Il tuo sollievo
è di vederti calma nell'attesa
ch'io giunga da lontano, il tuo riposo
è la speranza d'incontrarci a sera
per caso in un inverno.
Lasciarti per sparire,
per essere il tuo cielo dove guardi
senza rimorsi, avere il tuo rimpianto,
la tua memoria, le tue mani vuote...
Forse è più dolce piangermi che avermi.

(Alfonso Gatto)


lunedì 28 aprile 2014

In controluce


In controluce
il giorno
ha i tuoi
occhi.

Percorrono lunghi
lo spazio.

A volte m’apparento
ad essi.

E finché
m’avvolgono
mondi cavi
s’intrecciano
col respiro
del mondo.

(Maria Luigia Longo e fotografia di Antonello Veneri)


domenica 27 aprile 2014

Il modo tuo d’amare è lasciare che io ti ami



Il modo tuo d’amare è lasciare che io ti ami.
Il sì con cui ti abbandoni è il silenzio.
I tuoi baci sono offrirmi le labbra perchè io le baci.
Mai parole o abbracci mi diranno che esistevi e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi; tu, no.
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire con domande, con carezze,
quella solitudine immensa d’ amarti solo io.

(versi di Pedro Salinas e foto di Dario Danza Sproviero)



Amici, lettori attenti


L'idea di questo blog è nata qualche anno fa, con l'uscita dei Paesaggi, per essere uno spazio-vetrina della mia attività di lettura pubblica e presentazione del libro. Ha finito per essere una piazza, prima e un salotto, poi, nei quali conoscere e incontrare  - anche assiduamente - amici lettori che, per caso o per ricerca, si sono interessati e appassionati ai miei scritti. 
I lettori di poesia sono particolari perché seguono con attenzione, leggono, suggeriscono, salutano e si fanno vivi (con regali anche), ma tutto in privato: con mail private, intendo. 
I primi tempi incoraggiavo sul blog la discussione pubblica, con eventi speciali che radunavano in un momento preciso tutti i visitatori e, curiosamente, nonostante la presenza fosse massiccia, i contatti pubblici sempre pochi. Fioccavano poi i messaggi privati, le discussioni, i commenti, le richieste di parafrasi e le segnalazioni di versi di altri poeti che sembravano germogliare dai miei. 
Questa del contatto privato ho finito per accettarla e prenderla come caratteristica peculiare dei miei lettori. 
Ho conosciuto, grazie alla rete, molti amici con i quali ancora sono in contatto.
Fra questi, posso dire che apprezzo molto la lettura attenta di Dario Danza Sproviero, bolognese d'adozione e di cui pubblicherò alcune bellissime foto (come quella di questo post) che raffigurano bene alcune atmosfere che echeggiano anche in alcuni miei versi.
Spero apprezzerete anche voi!
m.l.



sabato 26 aprile 2014

Se saprai starmi vicino



Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia...

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.


(Pablo Neruda)



venerdì 25 aprile 2014

Volavano le rondini



Volavano le rondini
ed era ancora semplice
carezzare
le tue rughe
graffi nel tempo 


Prendimi sotto la tua ala
e consegnami
il tuo regno
che come
letteratura
ha il tuo
stesso
corpo.


(Maria Luigia Longo, Paesaggi di tempo)

giovedì 24 aprile 2014

Altrove: PER ALTRI VERSI


Cari amici,
si concretizza la prima delle collaborazioni 
di cui vi parlavo tempo fa.
Antonio Oleari ed io vi aspettiamo 
il 3 maggio alle ore 17.00 
presso lo Spazio Artex di Seregno 
per indagare - a modo nostro - 
il concetto dell'Altrove.

Speriamo di regalarvi un itinerario 
fatto 
di sogni e di domande!
m.l.


mercoledì 23 aprile 2014

La tua terra



La tua terra
sa d'attesa e conta i passi
come fossero le ore del giorno.
E passa anche la lettura
dei nostri versi imperfetti
che tentano di ricalcare
le orme degli altri
mentre il passo cede
e si sofferma
un po' a guardare altrove
e un po' a bere
ai calici celesti
di questo quasi vino
dell'ispirazione.



(Maria Luigia Longo e foto di Antonello Veneri, da Attese)



martedì 22 aprile 2014

Graditi ospiti...


Cari amici,
da oggi ospiterò sul blog alcune fotografie di amici fotografi che, per un motivo o per un altro, hanno deciso di omaggiarmi con alcune bellissime foto che impreziosiranno questo spazio. 
Spero piaceranno tanto anche a Voi! 
Le foto che fino ad ora sono state pubblicate sono mie e, soprattutto quelle dei primi post (come quella di questo), di Michela Magni.

Vi annuncio che inizieremo con le fotografie di Antonello Veneri, caro amico, fotografo e insegnante trentino che ora vive e lavora in Brasile, a Salvador de Bahia. 
Darò spazio ad una parte di Attese, un lavoro ancora inedito che, con versi miei e foto di Antonello, vuole raccontare la storia di alcune donne di Bahia. E, attraverso i loro visi, mostrare a chi non la conosce quella terra intensa e piena di sensazioni e contrasti.
Buona lettura e buona visione!
m.l.

domenica 20 aprile 2014

Alle porte di Madrid



Non ascoltare le voci delle sfere dell'aldilà,
né intrecciare nella trama delle righe,
"poesie ermetiche"
né cercare
con pazienza di orafo
rime graziose
e fini espressioni,
stasera, grazie al cielo, io sto più su.
di tutto ciò.

Stasera io
sono un cantastorie di strada.
La mia voce è semplice, senza artifici,
e tu
non puoi udire la mia canzone...

È notte.
Nevica.
Tu sei alle porte di Madrid.
Davanti a te hai l'armata dei nemici,
che è venuta per uccidere
tutto ciò che c'è di più bello:
la libertà,
il sogno,
la speranza
e i ragazzi.

E nevica.
E forse,
i tuoi piedi nudi gelano.

Nevica...
Ed ecco,
in quest'istante
che io penso a te con tutto il mio cuore,
forse
una pallottola spezzerà la tua vita
e per te non ci sarà più
neve
né vento
né notte
né giorno...

E nevica.
So
che anche prima di gridare
"No pasaran"
e di montare la guardia
alle porte di Madrid,
tu esistevi!

Chi eri,
di dove sei venuto?
Forse
dalle miniere delle Asturie?
Forse
una benda insanguinata sulla tua fronte
ha coperto
una ferita che ti sei presa al Nord?
Forse
sei tu quello che per ultimo
sparò nella notte che gli junker
bombardavano Bilbao?
O servivi come bracciante
nelle tenute di un qualche
conte Pernando Valesquero di Cortolon?
O avevi una botteguccia
alla Porta del Sole
e vendevi le frutta dai colori spagnoli?
Forse, non avevi alcun talento,
o forse avevi una bella voce?
O eri uno studente,
un futuro giurista,
e i tuoi libri
sotto i cingoli d'un carro armato italiano
son rimasti
nella città universitaria?
Forse non credevi in Dio,
e forse invece portavi una piccola croce di rame
a un cordino di seta?

Chi sei,
come ti chiami,
quanti anni hai?
Non ho visto la tua faccia,
e non la vedrò.

Forse
essa ricorda le facce di quelli
che batterono le bande di Kolciak in Siberia?
O, in qualche tratto,
tu ricordi coloro
che sono caduti
a Domlupinar?

O somigli a Robespierre?
Non hai udito il mio nome,
e non l'udrai.

Tra noi due, fratello,
ci sono i mari e i monti,
e le mie maledette catene,
e le prescrizioni
del comitato di non intervento...
Non posso venire da te,
non posso mandarti di qui
né una cassa di cartucce
né uova
né un paio di calze di lana...

So
che in questo gelo
i tuoi piedi nudi,
là, alle porte di Madrid,
come due bimbi
gelano al vento...

E so
che tutto ciò che in questo mondo
c'è di grande
e di bello,
tutto ciò che sarà fatto dagli uomini,
tutta la Verità futura
e la Grandezza,
che io aspetto con tanta ansia nel cuore,
tutto questo riluce nei tuoi occhi,
sentinella mia,
stanotte
alle porte di Madrid...

E so
che oggi non posso,
come non potei ieri
e non potrò domani,
fare nient'altro
che pensare a te
e amarti.

(Nazim Hikmet) 

sabato 19 aprile 2014

Africa / Vorrei che la mia anima



Terra,
sei di chi affonda
nella sabbia le mani,
in un'esigua conca
pianta un ulivo.

Non hai strade: misuri
il tempo del cammino
con la distanza dei pozzi,
cippi sono
le bianche tombe dei tuoi santi
nel deserto.

Non hai baratri: proteso
è il colore biondo
senza confini.
Abbeverate di cammelli chiamano
lembi di cielo
sul tuo volto scoperto.

Cielo
che dilati le stelle,
vento - che imbianchi
d'eucalipti le sere,

o terra
cielo vento -
libertà
di sogni.

(28 gennaio 1935, Antonia Pozzi)


Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s’accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati
di nebbia -

Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’esili ombre -
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago -
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda -

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco -
sulle oscure voragini
della terra.

(5 dicembre 1934, Antonia Pozzi)


venerdì 18 aprile 2014

Giorni degli alcioni / Scala amorosa / Sera grigia


Giorni degli alcioni


Nel porto silenzioso, sopra le alberature dei pescherecci,
risplendé l’ala d’un gabbiano; sull’ala si riflessero
il piccolo monte verde e una finestra. Allora,
si scaldarono di colpo le dita delle statue, e sull’unghia del pollice
si allargò eroticamente il circolo rosato.


Scala amorosa

Qui, dove hanno tirato in secco le barche, – gli disse, -
fra i trucioli e le travi, le tinte dense, rosse,
così nudo, rimani qui, all’ombra
della vecchia nave; solo i tuoi piedi esposti al sole,
d’oro i tuoi piedi, ch’io faccia in tempo a vedere
le tue unghie a una a una – non faccio mai in tempo; e tu, nell’ombra,
sii tu nell’ombra della nave, e la nave, e la mia ombra,
e dopo aver conosciuto le tue unghie, salirò fino alla tua bocca.


Sera grigia

Mi duole in petto la bellezza; mi dolgono le luci
nel pomeriggio arrugginito; mi duole
questo colore sulla nube – viola plumbeo
viola repellente; il mezzo anello della luna
che brilla appena – mi duole. Passò un battello.
Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.
I ragazzi di ieri sono invecchiati. Non tornerai indietro.
Serata grigia, luna sottile, – mi fa male il tempo.


[da G.Ritsos, Il funambolo e la luna - Un secolo di poesia, Corriere della Sera]

mercoledì 16 aprile 2014

Pessoa



Ma io, sempre estraneo, sempre penetrando
il più intimo essere della mia vita,
vado dentro di me cercando l'ombra.
               
                   ***


Lontano da me in me esisto
fuori da chi io sono,
l'ombra e il movimento in cui consisto.

                   ***

Quasi anonima sorridi
e il sole indora i tuoi capelli.
Perché per essere felici
è necessario non saperlo?
(da "Poesie inedite")

Fernando Pessoa


martedì 15 aprile 2014

Contemplo il lago silenzioso


Contemplo il lago silenzioso
che la brezza fa rabbrividire.
Non so se penso a tutto
o se tutto mi dimentica.
Nulla il lago mi dice
né la brezza cullandolo.
Non so se sono felice
né se desidero esserlo.
Tremuli solchi sorridono
sull'acqua addormentata.
Perché ho fatto dei sogni
la mia unica vita?


(Fernando Pessoa, dal Canzoniere)


 


Nella febbretta cuposa dei risvegli


[...]
Nella febbretta cuposa dei risvegli
il sudore del sonno si ingiallisce
e cola addosso alle finestre, al cielo
anche se è azzurro. E quando esco
dal sibilo dei sogni
che ha lasciato le mie orecchie ottuse
intossicate dalla ripetizione e riconquisto
lentamente i gesti
che mi portino a un'altra posizione
(forse se metto una camicia a righe
e i pantaloni bianchi, camminerò più in fretta,
avrò un'andatura eretta) dove io non sia
il recinto inerme dei terrori,
l'impresario di scontri clandestini
che alla fine si innamora dei suoi attori,
trovo una mimosa oro antico
il suo turno di splendore ormai finito,
il gregge come una nuvola piatta e mobile
sul prato senza più la frangetta degli agnelli
e il caprone capo col campanaccio al collo
abituato ormai a credere
che muoversi sia il suono.

Esseri testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l'espiazione, è questo il male.

(Patrizia Cavalli, da Poesie, Einaudi 1999)


venerdì 11 aprile 2014

AAA casa editrice cercasi!



Cari amici,
rendo note le parole (pubblicate sul blog della Bottega di narrazione) di Claudia Grendene che ha assistito alla presentazione, tra gli altri, del mio romanzo nello Spazio Melampo a Milano, tenutasi sabato 5 aprile 2014 alla presenza di alcuni editori e del padrone di casa, Giulio Mozzi.

Maria Luigia Longo, di Stigliano ma trapiantata a Lecco, una giovane insegnante laureata in Lettere moderne, che ha alle spalle già qualche pubblicazione anche nell’ambito della poesia, ha presentato un romanzo familiare. In questa sua opera relazioni ambigue e segreti inconfessabili accompagnano la vita di Nico, alle prese con il ritorno nella sua terra d’origine, la Lucania, per gestire una difficile eredità non soltanto materiale. Personalità simpatica e scrittura notevole, la Longo ha letto una scena del suo romanzo che perfino l’incontentabile Mozzi ha definito particolarmente ben congegnata.


La ringrazio per le belle parole. Staremo a vedere!
m.l.

domenica 6 aprile 2014

Sii dolce con me. Sii gentile



Sii dolce con me. Sii gentile.
E’ breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.
Una nostalgia d’imperfetto
ci gonfierà i fotoni lucenti.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei
e affettivo e fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce
con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d’acqua e scatto
e becchettio e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il mio ardore d’essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci -
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore. nei libri.

(Mariangela Gualtieri, da Bestia di gioia)