sabato 29 giugno 2013

ANIMAL LANZADO / ANIMALE LANCIATO


                     *
animal lanzado a su rastro más lejano
o muchacha desnuda sentada en el olvido
mientras su cabeza rota vaga llorando
en busca de un cuerpo más puro


                     *
animale lanciato dietro la sua traccia più lontana
oppure ragazza nuda seduta sull’oblio
mentre la sua testa rotta vaga piangendo
alla ricerca di un corpo più puro

                    *


los ojos
hablan lo justo
ojos que se abren
arrojan lo sobrante
ojos
no palabras
ojos
no promesas
trabajo con mis ojos
en construir
en reparar
en reconstruir
algo parecido a una mirada humana
a un poema de hombre
a un canto lejano del bosque


                  *

gli occhi
dicono la verità
occhi che si aprono
tirano via il superfluo:
occhi
non parole
occhi
non promesse;
lavoro con i miei occhi
costruendo
riparando
ricostruendo
qualcosa di simile ad uno sguardo umano
ad una poesia d’uomo
ad un canto lontano del bosco


ALEJANDRA PIZARNIK: LA FIGLIA DEL SILENZIO


SOLTANTO LE NOTTI / COLD IN HAND BLUES / I PASSI PERDUTI / OMBRA DEI GIORNI A VENIRE




SOLTANTO LE NOTTI 

              A Jean Aristeguieta,
              A Árbol de Fuego.

Scrivendo
ho chiesto, ho perso.

Stanotte, in questo mondo,
abbracciata a voi,
allegria di naufragio.

Ho voluto sacrificare i miei giorni e le mie settimane
alle cerimonie della poesia.

Ho implorato tanto
dall’abisso delle profondità
della mia scrittura.

Amare e morire non hanno aggettivi.

(da “Textos de sombra. Poesia completa”, 2005)

*
COLD IN HAND BLUES

E cosa dirai?
Mi limiterò a dire qualcosa.
E cosa farai?
Mi nasconderò nel linguaggio
E perché?
Ho paura.

(da “L’inferno musicale”, 1971)

*
I PASSI PERDUTI

Prima fu una luce
nel mio linguaggio nato
a pochi passi dall’amore.

Notte aperta. Notte presenza.

*
OMBRA DEI GIORNI A VENIRE

A Ivonne A. Bordelois

Domani
mi vestiranno con le ceneri all’alba,
mi riempiranno la bocca di fiori.
Imparerò a dormire
nella memoria di un muro,
nel respiro
di un animale che sogna.

(da “I lavori e le notti, 1965)


ALEJANDRA PIZANIK




RADIO MAJAKOVSKIJ



Si moltiplicano siti, blog e iniziative per veicolare messaggi poetici 

e di questo sono molto contenta.
c'è una sezione che mi riguarda 
e che ospiterà alcuni inediti 
che fanno parte di una raccolta intitolata POESIE PER UN AMORE ANDATO A MALE.
Buona lettura,
ml







mercoledì 26 giugno 2013

Addio mia fantasia


Avevo quacosa da dire
ma non è ancora il momento
il meglio che chiunque debba dire è quando è tempo e luogo
e quanto al significato
mi tengo il mio fino alla fine.


(Walt Whitman)

A uno sconosciuto



Sconosciuto che passi! Tu non sai con che desiderio ti
guardo.
Devi essere colui che cercavo, o colei che cercavo (mi
arriva come un sogno).
Sicuramente ho vissuto con te in qualche luogo una vita
di gioia.
Tutto ritorna, fluido, affettuoso, casto, maturo, mentre
passiamo veloci uno vicino all'altro.
Sei cresciuto con me, con me sei stato ragazzo
o giovanetta.
Ho mangiato e dormito con te, il tuo corpo non è più
solo tuo né ha lasciato il mio corpo solo mio.
Mi dai il piacere dei tuoi occhi, del tuo viso, della tua
carne, passando, in cambio prendi la mia barba, il
mio petto, le mie mani.
Non devo parlarti, devo pensare a te quando siedo in
disparte o mi sveglio di notte, tutto solo.
Devo aspettare, perché t'incontrerò di nuovo, non ho
dubbi.

Dovrei essere molto veloce


Dovrei essere molto veloce
nel descrivere le nuvole-
già dopo una frazione di secondo
non sono più quelle, stanno diventando altre.

La loro caratteristica è
non ripetersi mai
in forme, sfumature, pose, disposizione.
Non gravate dalla memoria di nulla,
si librano senza sforzo sui fatti.

Ma quali testimoni di alcunchè si
disperdono all'istante da tutte le parti.
In confronto alle nuvole
la vita sembra solida,
pressoché duratura e quasi eterna.

Di fronte alle nuvole
persino un sasso sembra un fratello
su cui si può contare,
loro invece sono solo cugine lontane e volubili.

Gli uomini esistano pure, se vogliono,
e poi uno dopo l'altro muoiano,
loro, le nuvole, non hanno niente a che vedere
con tutta questa faccenda
molto strana.

Al di sopra di tutta la tua vita
e della mia, ancora incompleta,
sfilano fastose così come già sfilavano.
Non devono insieme a noi morire,
né devono essere viste per fluttuare.

( W. Szymborska )


sabato 22 giugno 2013

Radio Majakovskij


Si moltiplicano siti, blog e iniziative per veicolare messaggi poetici 
e di questo sono molto contenta.
c'è una sezione che mi riguarda 
e che ospiterà alcuni inediti 
che fanno parte di una raccolta intitolata POESIE PER UN AMORE ANDATO A MALE.
Buona lettura,
ml

Penso a come dire questa fragilità che è guardarti


A D.

Penso a come dire questa fragilità che è guardarti,
stare insieme a cose come bottoni o spille,
come le tue dita, i tuoi capelli lunghi marrone.
Ma d’aria siamo quasi, in tutte le stanze
dove ci fermiamo davanti a noi un momento
con la paura che ci ha assottigliati in un sorriso,
dopo la paura in ogni mano, o braccio, passo,
che ogni mano, o braccio, passo, non ci siano.

*

A D.

Pienso cómo hablar de esta fragilidad que es mirarte,
estar junto a las cosas como botones o broches,
como tus dedos, tus cabellos largos y marrones.
Pero de aire casi somos, en todas las estancias,
en donde nos detenemos delante de nosotros un momento,
con el miedo de que nos han agudizado en una sonrisa,
después del miedo en cada mano, o brazo, o paso,
que cada mano, brazo y paso no hayan sido.


(Mario Benedetti,Umana gloria, Milano, Mondadori Editore, 2004; Traduzione di José Daniel Henao Grisales)


venerdì 21 giugno 2013

(appartenere)



Dorme in un gelo diverso l’acqua di pozzanghere,
l’acqua che diviene spreco; l’autunno di campagne
vive di presenza e dispersione.
Le parole fanno caldo il nostro sonno.

Ecco per dove passerà la via
che sanerà la sete: per luce o cumulo di voci nebulose
per tutte le ricevute, per gli orologi senza suoneria,
per mappe catastali. L’essenza della vita
è un semplice lavoro, il vuoto d’energia che si dimentica
nell’attimo di un’alluvione. E mai completa,
un infinito lavorìo, la casa del riparo
sta lì per tenere il proprio vuoto, dove non ci saranno
mai quelli che non sono
nati. La casa è indifferente ai temporali
all’acqua che si divide dalle acque
che arrivano da oriente, piogge
soltanto – felici di non essere
acque morte.

(Mario De Santis, Rocca di mezzo, da La polvere nell’acqua, Crocetti Editore)


venerdì 14 giugno 2013

Certo le Cicladi attenderanno invano


Certo le Cicladi attenderanno invano
il ritorno del bambino e della sua amica
orizzonte infinito perché tu sentissi
anche da lontano l’unione.

D’ora in poi mancheranno il luogo e la data
il giardino segreto i giochi vivaci le parole
sottovoce sottovento sottosopra
che ne so: mi ami ti amo ti voglio mi vuoi. 

Il tuo viso s'ostina ancora ad attrarmi, spuntato
dal piano inclinato  dei risvegli al mattino;
tutto non può tornare ma almeno un po’?
solo un po’ che male fa?

Fa male quando s’incontra la bellezza
e non la si può più confessare
condividere  o compartire.

(da Contare le parole, Transeuropa Edizioni, 2016)





mercoledì 12 giugno 2013

Sguardo indietro


Con i suoi sguardi
lei mi ritaglia
una finestra

Dentro fioccano nastri di neve
brandelli di vento discorsi di uccelli

Rullare di treni
Poi in primavera
e ancora nell’autunno della scuola
grida di legno
sotto la sega

Le estati da solo nel cortile
Il vuoto nel petto

L’amaro debole
primo essere innamorato


(C.W. Aigner, Prova di stelle a cura di Riccarda Novello Crocetti Editore 2001)


domenica 2 giugno 2013

(fuggire dentro)


6.

Tutto sembra calmo poi la sera,
io la conosco bene l’ora che batte. Me ne vado
con il giorno che arriva, cenno e graffio incolore
la luce, sonno breve le vene.
In quell’attimo, una sola prigionia: dell’aria dentro il fumo.

È lo stesso lampo che annuncia condivisa
una battaglia che non sarà la mia: nel vuoto, anche le colpe
anche la vita, e mai però innocenza,
cadono gocce e nessuna da sola è tempesta.
Dopo, non ci sarà colpa in cui riflettere visi
tutti uguali, tutto in pasta di fumo e polvere.

Tutti siamo costretti dentro luoghi senza prove
dell’esistenza, nuda, della morte.
Del resto io non vorrei nemmeno la condanna
che abbiamo imposto a Dio, cercandolo:
il suo esistere per sempre, avere sempre su di noi
aperti gli occhi vigili, vedere tutto, l’irreparabile,
sapere tutto del disastro che da qui va dentro,
nel suo cielo e non poterlo dire
è la sua prigione, senza fine mai.

(Mario De Santis, La polvere nell’acqua Crocetti Editore 2012)