lunedì 21 dicembre 2015

Estasi



Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei.
Gli uccelli cantano al riparo di un albero.
Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato,
non il paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine.
Perché mai le nostre vite si allontanano
da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo,
in fila verso la morte? Sembra che nulla possa mutare
lo schema dei nostri giorni, alterare la rima
data da lutto in assonanza con diletto.
Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli
dalla terra al paradiso dopo la pioggia. Un tuo bacio,
rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole.
Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì.
Desiderio e passione nell’aria che pensa.

Traduzione di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera

Carol Ann Duffy
Lo splendore del tempio. Poesie d’amore
a cura di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera
Crocetti Editore 2012

lunedì 2 novembre 2015

Il pianto della scavatrice


I

Solo l'amare, solo il conoscere
conta, non l'aver amato,
non l'aver conosciuto. Dà angoscia

il vivere di un consumato
amore. L'anima non cresce più.
Ecco nel calore incantato

della notte che piena quaggiù
tra le curve del fiume e le sopite
visioni della città sparsa di luci,

scheggia ancora di mille vite,
disamore, mistero, e miseria
dei sensi, mi rendono nemiche

le forme del mondo, che fino a ieri
erano la mia ragione d'esistere.
Annoiato, stanco, rincaso, per neri

piazzali di mercati, tristi
strade intorno al porto fluviale,
tra le baracche e i magazzini misti

agli ultimi prati. Lì mortale
è il silenzio: ma giù, a viale Marconi,
alla stazione di Trastevere, appare

ancora dolce la sera. Ai loro rioni,
alle loro borgate, tornano su motori
leggeri - in tuta o coi calzoni

di lavoro, ma spinti da un festivo ardore
i giovani, coi compagni sui sellini,
ridenti, sporchi. Gli ultimi avventori

chiacchierano in piedi con voci
alte nella notte, qua e là, ai tavolini
dei locali ancora lucenti e semivuoti.

Stupenda e misera città,
che m'hai insegnato ciò che allegri e
feroci
gli uomini imparano bambini,

le piccole cose in cui la grandezza
della vita in pace si scopre, come
andare duri e pronti nella ressa

delle strade, rivolgersi a un altro uomo
senza tremare, non vergognarsi
di guardare il denaro contato

con pigre dita dal fattorino
che suda contro le facciate in corsa
in un colore eterno d'estate;

a difendermi, a offendere, ad avere
il mondo davanti agli occhi e non
soltanto in cuore, a capire

che pochi conoscono le passioni
in cui io sono vissuto:
che non mi sono fraterni, eppure sono

fratelli proprio nell'avere
passioni di uomini
che allegri, inconsci, interi

vivono di esperienze
ignote a me. Stupenda e misera
città che mi hai fatto fare

esperienza di quella vita
ignota: fino a farmi scoprire
ciò che, in ognun, era il mondo.

Una luna morente nel silenzio,
che di lei vive, sbianca tra violenti
ardori, che miseramente sulla terra

muta di vita, coi bei viali, le vecchie
viuzze, senza dar luce abbagliano
e, in tutto il mondo, le riflette

lassù, un po' di calda nuvolaglia.
È la notte più bella dell'estate.
Trastevere, in un odore di paglia

di vecchie stalle, di svuotate
osterie, non dorme ancora.
Gli angoli bui, le pareti placide

risuonano d'incantati rumori.
Uomini e ragazzi se ne tornano a casa
- sotto festoni di luci ormai sole -

verso i loro vicoli, che intasano
buio e immondizia, con quel passo blando
da cui più l'anima era invasa

quando veramente amavo, quando
veramente volevo capire.
E, come allora, scompaiono cantando.

(Pier Paolo Pasolini)


lunedì 12 ottobre 2015

(Lampedusa)


Cari Amici,
ogni tanto scopro che qualche mio verso va in giro sul web,
adottato da qualche sito di poesia.
Qui trovate (Lampedusa)
Buona lettura,
m.l.


Io sono – mentre tu in potenza d’essere
rimani muto
a quasi chiedere
d’esser riconosciuto umano
e in questo vuoto di parola
innominato da un’esistenza non significata
ancora forse ti stupisci di quest’accoglienza
e brancoli malconcio in una Terra
che non sa più […] non sa di […] non può […]
E anche io in questo silenzio inospitale
ricerco almeno una parola
per dire ancora
io sono e non soltanto
ricordo sconfitto […] d’un’umanità
senza futuro.

(Maria Luigia Longo, Rime private, p. 9)

domenica 11 ottobre 2015

Ti meriti un amore


Ti meriti un amore che ti voglia
spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno
alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti
lasciano dormire.

Ti meriti un amore che ti faccia
sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo
quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono
perfetti per la sua pelle.

Ti meriti un amore che voglia ballare
con te,
che trovi il paradiso ogni volta che
guarda nei tuoi occhi,
che non si annoi mai di leggere le
tue espressioni.

Ti meriti un amore che ti ascolti
quando canti,
che ti appoggi quando fai la ridicola,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.

Ti meriti un amore che ti spazzi via le
bugie
che ti porti il sogno,
il caffè
e la poesia.

(Frida Kahlo)


Allenamento con te


Scrivere ancora per te.
Contro quella tua sponda
ho sbattuto nello scontro
le tue punte aguzze, le mie - le tue braci.
Ho pianto molto - per te.
Ho spento in me un'ira scancellante
che ti voleva estinto. Una fatica
e furia che inghiotte e parole
e ne lascia sonore solo poche, confuse
ottenebrate. Ma per te è piovuta
nel mio fondo un'acqua feconda
goccia a goccia da un tempo
e adesso
sottovoce la notte una gioia
balbetta nel petto d'essere insieme
abbracciati in un letto 
del mondo. E tentare, non stancarsi,
imparare ancora
nelle latitudini terrestri - come
fare la traversata, in un fiorendo
di compassione e passione, in un amando
tutto - di largo - in remissione. 
In attento dolce duro
allenamento con te.

(Mariangela Gualtieri, da Le giovani parole)




lunedì 28 settembre 2015

So con esattezza cosa sogno



So con esattezza cosa sogno:
una voce dal petto – solo mia –
con il do di ogni canto d’inizio
ciò che per lingua spenta
chiamiamo morte e suo timore.

Al buio ci si abitua
quanto più si accantona il conforto della luce
quando si impara che l’uno
è la sponda secca dell’altra
ai lati di uno stesso fiume.

Conosco quel tipo di coraggio: dimenticare la stella
la candela il calore del giorno
farne a meno – amandoli in silenzio –
in un meno uguale alla marea
che si abbassa conservando i confini
l’orma delle barche la sabbia-arata del mare.

Si batte la fronte
– la notte come un muro.

Nel bruciore
si stringe una diversa luce
quel fulgore privo di memoria
che qualche volta cinge
ciò che per suono muto – ancora – non ha nome.

(Antonella Anedda, da Notti di pace occidentale, Donzelli, 2001)

mercoledì 23 settembre 2015

Piove



Piove, e se piovesse per sempre
sarebbe questa tua carezza lunga
che si ferma sul petto, le tempie;
eccoci, luccicante sorella,
nel cerchio del tempo buono, nell'ora
indovinata
stiamo noi, due sguardi versati in un corpo,
uno stare senza dimora
che ci fa intangibili, sottili come un sentiero
di matita
da me a te né dopo né dove, amore,
nello scorrere
quando mi dici guardami bene, guarda:
l'albero è capovolto, la radice è nell’aria.

(versi di Pierluigi Cappello Mandate a dire all'imperatore e fotografia di Elisabetta Spreafico)

domenica 20 settembre 2015

Iam Ver Egelidos Refert Tepores (Ed ora la primavera riporta il caldo)


Catullo saluta la nuova stagione.
Ora la primavera si dischiude.
Ora l'equinozio cessa le sue furie blu si quietano
Come pagine.
Ti dico lascia Troia lascia la terra che brucia, loro
l'han già fatto.
Guarda cambieremo tutto tutti i significati
Tutte le chiare città d'Asia tu e io.
Ora la mente non è anch'essa un'avida precipitosa
vagabonda?
Ora ai piedi crescono foglie così felici di vedere di chi
il verde adeschi.
Aspetta.
O tesoro non andare.
Indietro per la vecchia via percorri una nuova via.



(Anne Carson, Dalla parte di Lesbia - e del fratello)

mercoledì 16 settembre 2015

Se il nostro luogo è dove



Se il nostro luogo è dove
il silenzioso guardarsi delle cose
ha bisogno di noi
dire non è sapere, è l’altra via,
tutta fatale, d’essere.
Questa la geografia.
Si sta così nel mondo
pensosi avventurieri dell’umano,
si è la forma
che si forma ciecamente
nel suo dire di sé
per vocazione.

(Silvia Bre, da La fine di quest’arte)

venerdì 4 settembre 2015

Manie



Io sono colei che scrive
inutilmente,
e prende sul serio
un mestiere sciocco.
Vengo da una tana di sogni.
La rete in cui s'ingrassano
stanze notturne, vaneggianti.
Delirio sull'orlo dell'abisso
che finge davanti alla luce.

Io sono l'insensata
trattenuta inutilmente in un vertice di fiamme
o nel mazzo di nulla che lancio in aria.

(Carmen Yànez, da Cardellini della pioggia)

sabato 22 agosto 2015

Mare al mattino



Fermarmi qui. Per vedere anch'io un po' di natura.
Luminosi azzurri e gialle sponde
del mare al mattino e del cielo limpido: tutto
è bello e in piena luce.

Fermarmi qui. E illudermi di vederli
(e davvero li vidi un attimo appena mi fermai);
e non vedere anche qui le mie fantasie,
i miei ricordi, le visioni del piacere.

(Konstantinos Kavafis)

domenica 26 luglio 2015

Come quando in una qualche stagione


Come quando in una qualche stagione
spicca l'istante che la farà nostra
- bagliore
che porta alla ricerca
di quell'orma precisa in cui tornare -
abbasserò gli sguardi,
sarò la confluenza e il suo valore
tra tutto il verde calcato dalle suole nei prati d'Italia
e la vetta del sole,
maestro elementare di durata,
sarò lentezza secolare del pensiero
a fronte dell'immagine in fuga.

(Silvia Bre, da La fine di quest'arte)

lunedì 20 luglio 2015

Reading in Carnia, al premio Carducci




Cari Amici,

sabato 25 Luglio alle ore 21 
avrò il pacere di leggere nella cornice del Premio Carducci ad Arta Terme, in Carnia.

Tre giorni di poesia con presentazioni di libri, reading (tra gli autori, con me, leggeranno Giovanni Fierro, Loretta Marsilli, Cristina Micelli, Alberto Princis, Francesco Tomada, Federico Rossignoli), discorsi sulla traduzione (a cura di Andrea Sirotti), letture dal Carducci e dalla Marpillero e un eccezionale fuori programma: la presenza, dopo un lungo periodo di silenzio, di ARNOLD DE VOS.
Se passate di lì, fermatevi ad ascoltare un po' di poesia!




giovedì 16 luglio 2015

Quello che si può fare


Quello che si può fare
è preservare i luoghi inaccessibili. Costoni
impervi striati di ghiaccio,
rive non accostabili, gole.
Tracce di vita animale che ci sfugge.
Proteggere il silenzio con parole
minime, rispettose, memorabili.

(Fabio Pusterla, Corpo stellare, Marcos y Marcos, 2010)


lunedì 13 luglio 2015

Se il nostro luogo è dove



Se il nostro luogo è dove
il silenzioso guardarsi delle cose
ha bisogno di noi
dire non è sapere, è l’altra via,
tutta fatale, d’essere.
Questa la geografia.
Si sta così nel mondo
pensosi avventurieri dell’umano,
si è la forma
che si forma ciecamente
nel suo dire di sé
per vocazione.

Silvia Bre (Bergamo, 1953), da La fine di quest’arte (Einaudi, 2015)

venerdì 3 luglio 2015

LA BOVARY C’EST MOI I


I

Deve essere stato l’abbaglio di un momento
un tac di calamita da una parola mia o sua.
E io che ci ricasco benché lo so come sono.
Ma ti amo – mi ha ripetuto e come faccio
a non riamarlo io che non chiedo altro.
Poi tutti a bocca aperta che uno come lui
con una come me che nemmeno col pensiero avrei osato.
Continuo a domandarmi come è possibile che.
Chissà cos’ha in mente chissà in me cosa vede.
Chissà cosa ama se pure ama.

Potrei supporre di non sapere come sono
e che anche lui si domandi come è possibile che.
Ma temo sia più vero quello che so di sapere
e lui se non oggi domani riaprirà gli occhi.
Forse ci sta già pensando a come cavarsene fuori
più avanti dei miei timori.
Non devo illudermi perché dopo sarà peggio.
Meglio dirglielo subito che se ha un sospetto è vero.
Che faccia conto sia stato come uno sbaglio al telefono.
Insomma niente – e che se vuole può andarsene.

(Giovanni Giudici, da Autobiologia)

domenica 21 giugno 2015

da POETI ALL'ARCADIA

Cari amici,
la giornata appena trascorsa è stata ricca di delicati ma anche intensi momenti poetici.
Io mi sono divertita a leggere un po' di versi dai Paesaggi e qualche inedito. Quando leggo in pubblico si crea come un cerchio magico protettivo e vivifico che, grazie all'emozione - mia e dei presenti, fa rivivere i versi. 
E' una sensazione bellissima, di nuova vita.

Tra gli inediti ho letto, per la prima volta in pubblico, I giorni nelle parole:

I giorni nelle parole.
Passati come fossero vita
vera con sapore di lingua
nella bocca che credi d’abbraccio
dove comincio e finisco io.

Anche questa notte è passata
 - i minuti nelle parole -
le parole hanno scavato la notte.
Il mondo di notte è un paese
occupato da parole
che hanno forma
di cose abitate.


(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, agosto 2014) 










Qui le foto di tutto l'evento.

lunedì 15 giugno 2015

POETI ALL'ARCADIA

Cari Amici,
domenica prossima avrò una lettura vicino Bologna. 
Sarà tutta una giornata dedicata alla poesia, con il mio vecchio editore e insieme ad altri editori.
Siete tutti invitati!

Qui sotto il programma (che nei prossimi giorni sarà più dettagliato):


21 giugno 2015 Agriturismo Arcadia
San Pietro in Casale, Bologna

Una grande Festa di Poesia con Samuele Editore, Qudu Libri, e diversi poeti da tutta Italia.

Per leggere, ascoltare, confrontare, parlare di Poesia.

Il programma:

ore 13.00 - Saluto iniziale e Pranzo a Buffet
ore 14.30 - Primo Reading
ore 15.00 - Momento Qudu Libri
ore 15.30 - Secondo Reading
ore 16.00 - Momento Samuele Editore
ore 16.30 - Terzo Reading
ore 17.00 - Open Mic


Per info e partecipazioni:
redazione@samueleeditore.it
3341842353

L'evento è libero - si consiglia ad ogni modo di partecipare fin dall'inizio al Pranzo a Buffet (20 €)


martedì 2 giugno 2015

Tu sei come una terra


Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
C'è un vento che ti giunge.
Cose secche e rimorte
t'ingombrano e vanno nel vento.
Membra e parole antiche.
Tu tremi nell'estate.
(Cesare Pavese)

sabato 30 maggio 2015

Quando il pensiero



Quando il pensiero di te mi accompagna
nel buio, dove a volte dagli orrori
mi rifugio del giorno, per dolcezza
immobile mi tiene come statua.
Poi mi levo, riprendo la mia vita.
Tutto è lontano da me, giovanezza,
gloria; altra cura dagli altri mi strana.
Ma quel pensiero di te che vivi,
mi consola di tutto. Oh tenerezza
immensa, quasi disumana!

martedì 19 maggio 2015

Dico al mio cuore



Dico al mio cuore, intanto che t'aspetto:
scordala, che sarà cosa gentile.
Ti vedo, e generoso in uno e vile,
a te m'affretto.

So che per quanto alla mia vita hai tolto,
e per te stessa dovrei odiarti.
Ma poi altro che un bacio non so darti
quando t'ascolto.

Quando t'ascolto parlarmi d'amore
sento che il male ti lasciava intatta;
sento che la tua voce amara è fatta
per il mio cuore.

(Umberto Saba)

domenica 10 maggio 2015

Cosa ti ho detto


Cosa ti ho detto
quando ti ho vista
e non ho saputo
aprire bocca se
non per dire addio?

Ti ho guardata e
ho pensato che
sei il più bel segno
della vita che passa.
E sei passata.


(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, 10 Maggio 2015)


Il nero che avevo dentro



“Il nero che avevo dentro,
bastava un po’ di ghiaia sotto le ruote
e mi montava la paura
di non tenerlo più. Ecco: la piena
saliva. Ero sul punto
di lasciare la presa, perdere tutto.

Appeso a una stanga, in autobus,
sentivo crescere il vuoto
di essere ancora – lì in mezzo – questo segreto,
la pena
di rimanere, senza niente intorno, il centro”.

(Umberto Fiori)

lunedì 4 maggio 2015

Da quel gabbione uscii



Da quel gabbione uscii...
Nessuno mi guardava.
Per quale distrazione?
Per quale pensiero immerso
senza pietà nel cuore?
Per quale esclusiva
incomunicabile passione?
Come una vecchia carta,
un pezzo di giornale trascinato
sul lastrico dal vento,
vagavo, ignorato, contro i cantoni
di marmo e ottone,
gli alberelli severi del Nord,
i vetri di una Banca...
Il futuro dell'uomo!
Nessuno sapeva più nulla della pietà,
della speranza: sapevano
in questa accanita città,
solamente il futuro, come già seppero la vita.
Ognuno l'aveva in cuore,
passione quotidiana, scontata
novità, luce della nuova storia.
E io senza più capire
cos'aveva potere d'importargli,
di avere per loro significato
di farli ridere, di farli piangere,
ero un vecchio pezzo di giornale,
trascinato dal nuovo vento
tra i loro piedi di Angeli.

(Pier Paolo Pasolini)

domenica 3 maggio 2015

Ora che sei venuta



Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa –
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.
Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell’alba, ammutolisce
quando sull’orizzonte balza il sole.

Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l’acqua all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l’ore deserte, quando s’avanzavan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da sé, per desiderio di baciare...

(Camillo Sbarbaro)

venerdì 1 maggio 2015

La mattina


La mattina, questa,
nasce sull’angolo
di questa luce e
sul davanzale di
questa carezza.

Il giorno è il palmo
dei tuoi occhi belli
fissi a guardarmi le
spalle piccole e
le grandi idee.

La notte, be’, fa
suoni di baci
e sei tu l’orchestra,
sei tu la notte piena
e di risa audaci.


(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, 1 Maggio 2015)

giovedì 30 aprile 2015

Alla finestra



Alla finestra la vita passa
cade dal ramo la foglia secca
passa la luna più volte fiacca:

e tu sfiorisci con le mani in tasca.


(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, Marzo 2015)