domenica 29 gennaio 2017

Sempre vieni dal mare

 
Sempre vieni dal mare
e ne hai la voce roca,
sempre hai occhi segreti
d'acqua viva tra i rovi,
e fronte bassa, come
cielo basso di nubi.
Ogni volta rivivi
come una cosa antica
e selvaggia, che il cuore
già sapeva e si serra.
 
Ogni volta è uno strappo,
ogni volta è la morte.
Noi sempre combattemmo.
Chi si risolve all'urto
ha gustato la morte
e la porta nel sangue.
Come buoni nemici
che non s'odiano più
noi abbiamo una stessa
voce, una stessa pena
e viviamo affrontati
sotto povero cielo.
Tra noi non insidie,
non inutili cose &endash;
combatteremo sempre.
 
Combatteremo ancora,
combatteremo sempre,
perché cerchiamo il sonno
della morte affiancati,
e abbiamo voce roca
fronte bassa e selvaggia
e un identico cielo.
 
Fummo fatti per questo.
Se tu od io cede all'urto,
segue una notte lunga
che non è pace o tregua
e non è morte vera.
Tu non sei più. Le braccia
si dibattono invano.
 
Fin che ci trema il cuore.
Hanno dette un tuo nome.
Ricomincia la morte.
Cosa ignota e selvaggia
sei rinata dal mare.
 
(Cesare Pavese, 19-20 novembre 1945)

giovedì 26 gennaio 2017

Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti




Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti
castrati e paralleli: dormono in fila infatti
e fanno i gatti solo di nascosto
quando non li vedi. Ma io non sarò mai
castrata e parallela. Magari me ne vado,
ma tutta di traverso e tutta intera.

(Patrizia Cavalli, da Pigre divinità e pigra sorte, Einaudi, 2006)

lunedì 23 gennaio 2017

Contare le parole va in scena!

Domenica pomeriggio "Contare le parole" è andato in scena e ha incontrato un pubblico davvero emozionato e partecipe. Grazie al FiloTeatroAssociazione per l'ospitalità e ai miei amici attori per aver condiviso con me la gioia della parola drammatizzata.
Grazie a tutti! 
Alla prossima


sabato 14 gennaio 2017

mercoledì 11 gennaio 2017

Frammenti




AD AFRODITE

Immortale Afrodite, figlia di Zeus,
delle trame d'amore signora possente,
non spezzare, ti prego, con pene e tormenti
il mio cuore, e qui vieni.
Anche altra volta,
di lontano la mia voce udendo,
l'aurea casa del padre lasciasti
e sul carro aggiogato a me giungesti.
Leggiadri agili passeri,
giù dal cielo,
su la fertile terra ti condussero,
le fitte ali agitando
per l'etere infinito.
Presto giunsero, e tu, Beata,
dal viso immortale sorridendo,
quale ansia turbavami chiedesti,
perché invocata t'avevo,
che cosa l'anima stanca
con ardore chiedeva: « Chi brami
che Pèito al tuo amor riconduca?
Chi tanto ti fa soffrire, o Saffo?
Se ora ti sfugge, presto ti cercherà;
se doni non accetta, presto ne offrirà;
se non t'ama, presto ti amerà
anche malgrado. »
A me vieni anche ora,
dalle pene mi libera,
il cuore ardente appaga,
sollecita m'assisti.


PASSIONE

Squassa amore il mio cuore,
come vento che al monte
sulle querce s'abbatte.


SOLITUDINE

Tramontata è Selène,
tramontate son le Pleiadi.
è mezzanotte. Il tempo fugge...
e io giaccio, sola.


(Saffo)