giovedì 16 ottobre 2014

Dislocamenti.



Si vive da acrobati nelle scissioni plurime
saltellando qua e là ondivaghi a caccia
di parti implose e finite nei recessi infiniti
d’inconsci di tutti i tipi e parti esplose
disseminate e visibili ma inarrivabili
per la loro folle mobilità
nell’area della ritrosia.
Il pensiero sottratto dunque
dondola a pochi metri dal corpo
lo si contempla come forma vagante
desiderante e non pregnante,
da cui giungono riflessi di fragili ragioni
reperti di logiche erranti
fanali tenui nella notte senza stelle.
Alle pareti del cervello
vi sono ancora intonacate congetture
ipotesi di pensiero a venire,
nessuno può dire se sarà unitario
dopo il grande sbando di fuga
se tornerà ad esprimersi, tutto blando e feroce.

(Vito Riviello)

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