lunedì 9 dicembre 2013

Così siamo.


Dicevano, a Padova, "anch'io"
gli amici "l'ho conosciuto".
E c'era il romorio d'un'acqua sporca
prossima, e d'una sporca fabbrica:
stupende nel silenzio.
Perché era notte. "Anch'io
l'ho conosciuto".
Vitalmente ho pensato
a te che ora
non sei né soggetto né oggetto
né lingua usuale né gergo
né quiete né movimento
neppure il né che negava
e che per quanto s'affondino
gli occhi miei dentro la sua cruna
mai ti nega abbastanza

E così sia: ma io
credo con altrettanta
forza in tutto il mio nulla,
perciò non ti ho perduto
o, più ti perdo e più ti perdi,
più mi sei simile, più m'avvicini.

(Andrea Zanzotto, da IX Ecloghe)



7 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno Maria Luigia. La poesia Zanzotto è meravigliosa. E' possibile avere la parafrasi? Grazie Roberta

Maria Luigia Longo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Maria Luigia Longo ha detto...

Buonasera, Roberta.
La poesia "Così siamo" di Andrea Zanzotto, tratta dalle Ecloghe, è molto rappresentativa, sì. Felice che ti piaccia e che le proposte poetiche della sezione "Poesia del giorno" siano lo spunto per una ricerca di senso e di comprensione approfondita.
La poesia di Zanzotto, poi, per tematiche e schemi formali risulta sempre molto ostica e, per gli stessi motivi, molto attraente.
Lasciami qualche giorno e sarò felice di fornirti una mia chiave di lettura (anche, se preferisci, ad un indirizzo mail privato). Intanto, se hai tempo e voglia, prova a guardare nel volume del Meridiano a lui dedicato.
A presto e buona serata.
m.l.

Maria Luigia Longo ha detto...

Roberta, non mi sono dimenticata!
Sono stati giorni densi... ma a breve ti manderò tutto!
Buona serata,
m.l.

Maria Luigia Longo ha detto...

Ciao. Eccomi.
Innanzitutto bisogna sapere che la poesia "Così siamo" è tratta dalla raccolta IX Ecloghe, scritta tra il 1957 e il 1960 e pubblicata due anni dopo. Con questa opera Zanzotto si allontana dalla tradizione novecentesca contemporanea per confrontarsi con il genere “pastorale” che meglio forse riesce a rappresentare quel paesaggio bucolico d’arcadia letteraria.
Ma Zanzotto non rimane nel racconto del paesaggio splendido e un po’ mitico del nordest d’altri tempi, ma sposta questo orizzonte e lo connota con i segni della modernità, con gli echi della realtà cittadina e dell’incombente mondo industriale – con le sue “storture”- e ovviamente (tema molto zanzottiano) con la ricerca dell' io-significante che in "Così siamo" termina nel nulla, ma in un nulla che viene disperatamente creduto come esistente. E affermato con forza e vitalità.
E proprio in "Così siamo" Zanzotto continua i toni delle opere precedenti. Il tema fondamentale è quello della vicinanza tra vivi e morti; e qui è espresso con accenti definitivi.
Inoltre, il morto - che è il padre del poeta - è vicino all’io poetante tanto più quanto più è irrevocabilmente assente, e il suo nulla è affratellato al nulla in cui crede il poeta. Questa poesia procede e si muove in un orizzonte laico, ma con termini spesso religiosi (cruna, E così sia, Così siamo, credo), evidenziando nella chiosa un credere nel proprio nulla. Portato dall'avversativa "ma" l'io di chi scrive è tanto più forte non solo perché in fine di verso e di inizio di enjambement, ma perché si oppone agli io delle voci che risuonavano nella prima parte, e la presenza del padre a lui sta nel suo credere nel proprio nulla con la stessa forza con cui crede al nulla che è diventato il defunto. Tutte le negazioni presenti, nel loro crescendo, non veicolano un'assenza ma una presenza molto forte, diventando così addirittura positiva.

Che ne dici?

veronica ha detto...

ottima interpretazione!

Maria Luigia Longo ha detto...

Grazie e benvenuta!