domenica 19 aprile 2020

Ancora per LA DALIA


Cari amici,
l'affetto per la DALIA è sempre molto e mi emoziona e inorgoglisce sempre di più.
Ogni commento che arriva è sempre carico di affetto per me, poi, e per Nico. Ne sarà contento anche lui. 😊
Qui di seguito copio-incollo un commento arrivato qualche giorno fa.
Ovviamente ringrazio immensamente questa lettrice che ha voluto rendermi partecipe della sua appassionata e affettuosa opinione e spero di poterla abbracciare presto.
So che condividerete molte delle parole scritte
Un abbraccio
ml

I segreti della dalia
La storia è avvincete, mi ha catturata, mi ha tenuta fissa sulla lettura che scorre veloce, non ha intoppi; la trama è proprio ben fatta, anche i colpi di scena sono messi nei punti giusti. Le descrizioni sono accurate ma non pesanti: descrivono fino al punto giusto e poi ti mollano!
La descrizione del paesaggio è meravigliosa, mentre leggevo vedevo i luoghi di Nico.
I personaggi.
Il protagonista, Nico, è il mio preferito perché mi sono immedesima molto in lui in questa sua ricerca all'inizio nemmeno voluta; questa forza che lo caratterizza di andare fino in fondo, capendo che questo passo lo doveva fare per trovare tante verità, tanti segreti che nemmeno s’immaginava; la sua introspezione che tra le pagine esce fuori - tante volte  come una furia altre volte pacatamente - fa conoscere tanti lati del suo carattere.
Cherry all'inizio non mi stava molto simpatica, mi sembrava un personaggio scomodo nella vita di Nico, come se fosse soffocante; questo suo carattere troppo arzillo, troppo pimpante che stonava vicino a quello di Nico e tutte queste sue premure verso di lui, questo attaccamento mi dava quasi fastidio. Quando ha detto a Nico di essere incita, poi, mi sembrava che Nico si sentisse un po’ in trappola, e quando Nico torna nella sua terra mi sembrava che lei invadesse un po' lo spazio di Nico con tutte quelle domande a cui Nico non vuole rispondere. Alla fine, però, ho capito che in realtà è un personaggio positivo che fa bene a Nico: è quello che gli serve per stare a galla e non quello che lo soffoca.
Francesco, seppur morto è, secondo me, il personaggio che del libro - dopo Nico - è il mio preferito:  il suo affetto, la sua generosità, la sua spontaneità sono tutti tratti che si ritrovano in Nico, un personaggio fondamentale per la formazione di Nico.
Leonardo… va be’, lasciamo perdere.
E poi sono rimasta molto male nella scena del lavatoio: è stata molto crudele!! Ma ha reso troppo bene la scena.
Però, nei confronti di Nico, Maria Luigia, è stata davvero crudele! Gli ha proprio dato un sacco di dispiaceri!

L'unica critica che mi sento di riservare al libro forse è il finale, che è come un respiro sospeso.
Frase del libro: "(…) erano feroci come solo un popolo legato alla terra sa essere, ma pieni di brio e poesia come solo chi sta chino sulla zolla sa elargire al mondo”.
Continui a scrivere perché è proprio una forza.
Attendo con tanta ansia il prossimo. E - se è possibile - vorrei dedica e autografo su questo!

3 commenti:

helios ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
helios ha detto...

Spesso, nella vita, gli aspetti più interessanti, umanamente più interessanti, emergono nelle conclusioni di un discorso, di un itinerario, di un racconto. È accaduto così anche per il lucido commento anonimo al libro di Gigia, pur se in forma amabilmente critica. Ecco: “(...) erano feroci come solo un popolo legato alla terra sa essere, ma pieni di brio e poesia come solo chi sta chino sulla zolla sa elargire al mondo”. La breve citazione coglie in pieno il senso di uno dei paradigmi della narrazione densa e rivelatrice di Maria Luigia. Talmente rivelatrice da far esplodere lungo tutto il percorso, il collegamento, anzi l'identità radicale, con il primo romanzo breve di un grande sfortunato piemontese. Pavese in "Paesi tuoi” scolpisce, come fa Gigia, il rapporto originario, mitico perché essenziale, fra uomini e terra, fra vita e fatica di vivere. Ascoltate Pavese. A pagina due, un accenno apparentemente distratto al luogo dell'azione: “... suo padre in quella stagione aveva bisogno di braccia e aveva gridato ai carabinieri che aspettassero a prendergli il figlio dopo il raccolto...”. Le braccia, il raccolto, il racconto. Tutto si innerva immediatamente nel mondo di Talino e Vinverra, di Nico e Leonardo, in tutte le origini. Vinverra, il crudo Vinverra, dal nome duro come il manico del suo aratro, solca il ventre della terra e cerca braccia (non persone) e miete e batte il grano, indifferente alla vita e alla morte, in un ciclo che sfiorando l'eternità si fa rito e dogma. Nico non può non tornare alla sua terra. Deve, perchè l'anima sopravviva, per respirare di nuovo l'espressione dimenticata dell'infanzia, per rinascere dal sommerso. E ricordare una morte, quella morte, per liberarsene. Ci riuscirà, lui, mentre Pavese – Talino dispensatore di morte, soccomberà uscendo di scena, morto senza morire.

Maria Luigia Longo ha detto...

Elio, quanto ho amato "Paesi tuoi"!
E, come spesso avviene,hai ragione.
Grazie molte