venerdì 6 settembre 2019

#micronarrazioni #vittimepredestinate




#micronarrazioni #vittimepredestinate 
Ogni volta che vado a buttare la spazzatura percorro un sentiero erboso che passa proprio in mezzo al condominio, costellato di lampioncini che emettono una luce soffusa. Io di solito ci vado molto tardi e le ombre sono lunghissime e a volte si animano di movimenti che rimandano sempre a figure non statiche. Il caposcala ha la mania del risparmio e, autorizzato dal condominio, svita periodicamente qualche lampadina che ci fa risparmiare una manciata di euro ma produce anche più oscurità. Dopo il vialetto si percorre un porticato e poi un ascensore porta al piano interrato illuminato, quello sì, dove ci sono i cassonetti. È tutto molto tranquillo, ma il mio pensiero va sempre, come stasera, a ipotetiche mosse di autodifesa in caso di aggressione e violenza. Le ripeto tutte le volte. La mia preferita è uscire dall'ascensore con un attacco alla Bruce Lee. L'orecchio è sempre all'erta, lo sguardo vigile. Dopo l'apertura delle porte dell'ascensore ho avvertito stasera un rumore e ho atteso un attimo prima di uscire e, al primo scalpiccio di scarpe che proveniva dall'esterno, ho lasciato a terra la busta dell'umido e istintivamente sono sbucata con mani tese per un attacco marziale. Di fronte, la vicina del primo piano ha fatto lo stesso. Ci siamo ritrovate per un attimo come avversarie in un combattimento, immobili. Poi ci siamo riavute dallo spavento e abbiamo riso, complici.
Un uomo non si troverà così frequentemente stretto in un sorriso purtroppo spaventato e complice, con pensieri di autodifesa persistenti in testa.
(mio inedito)

1 commento:

Francesca ha detto...

Come sempre, meraviglioso si palesa davanti agli occhi ciò che di reale racconti.