giovedì 27 settembre 2018

dall'introduzione del prof. Franco Minonzio


Amici, 
con molto piacere condivido le parole del prof. Franco Minonzio che così ha introdotto la presentazione della Dalia l'altra sera in libreria. Lo ringrazio immensamente.

La nostra libreria è davvero lieta questa sera di ospitare la presentazione de I segreti della dalia (Roma, Il seme bianco, 2018) di Maria Luigia Longo: innanzitutto perché è il primo romanzo di una scrittrice che già vanta un denso profilo di esperienze letterarie, ed è con vero piacere che offriamo il nostro, seppur modesto, contributo a valorizzare questa prova nella quale sperimenta un genere cui si è gradualmente avvicinata con cautela, ma con sicura conoscenza dei meccanismi narrativi; poi perché la sua pubblicazione arricchisce l’orizzonte della produzione letteraria territoriale, alla cui messa in valore la nostra libreria fin da subito ha applicato il proprio impegno: ovunque sia in atto, con serietà e profondità, una forma di ricerca letteraria o di indagine storiografica, essa riceve tutta la nostra attenzione, e siamo molto orgogliosi di questo, e che questo venga riconosciuto. La Prof.ssa Maria Luigia Longo, nata a Stigliano, vive e lavora a Lecco, ove è apprezzata docente di ruolo presso il Liceo Artistico “Medardo Rosso”. Non penso di essere troppo lontano dal vero sottolineando una forte linea di continuità nel suo lavoro, ed è l’orientamento alla poesia. Esso è leggibile già dalla sua tesi di laurea, condotta su un poeta difficile ma cruciale nei percorsi del ‘900 italiano quale Andrea Zanzotto: proveniente da una terra di provincia, Pieve di Soligo, ma capace di determinanti connessioni con la cultura europea (per quella singolare editrice che è la PulcinoElefante (Osnago) di Alberto Casiraghi, la Prof.ssa Longo ha pubblicato una poesia-omaggio Per Andrea Zanzotto). Tappe del suo lavoro poetico possono essere considerate le raccolte Stati d’animo: quello che resta, e Paesaggi di tempo, e più recentemente (2016), Cantare le parole. Ma scorrendo la sua produzione ci si avvede che, sotto traccia, è stata operante da sempre una volontà di narrazione, che si è svolta assiduamente, fino ad oggi, nella forma del racconto: un genere che Le è senz’altro congeniale. Era probabilmente un saggiare le forze che si è concretato nella stesura de I segreti della dalia, un romanzo del quale – da lettore - vorrei qui limitarmi a dire, per ora, l’essenziale.

Al centro del romanzo un movimento nello spazio (il ritorno in Basilicata di Nicodemo Petraglia alla morte del padre) che si fa regressione negli strati più profondi della propria coscienza, un viaggio a ritroso nella propria identità.

L’ambientazione nel nostro territorio delle prime pagine è solo un cammeo: il romanzo vive in una natura ‘altra’, dalle tinte e dagli odori grevi, forti. E questa mi pare solo la traduzione visibile di una natura umana dura, aspra, permeata dall’attrazione della carne e della roba, che lo zio (non solo zio) Leonardo esplicita.

Nico si identifica con un sistema di valori urbano, moderno, estraneo a quel grumo di logiche economiche, di pratiche violente. E questo motivo, questo conflitto, fa pensare ad alcune recenti testimonianze dell’ethos contadino, della visione del reale tuttora diffusa nel Meridione d’Italia, ad esempio il romanzo L’arminuta di Donatella di Pietrantonio. Un terreno che fu esplorato dalla letteratura neo-realista, ma che oggi vedo viene indagato con nuove forze e nuovi angoli prospettici. A questo libro non si può dunque che augurare di costituire solo il punto di partenza di una ricerca capace di porsi obiettivi più ambiziosi. Grazie 

prof. Franco Minonzio


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