domenica 18 gennaio 2015

Spiegarsi


Mentre io parlo, tu
guardi la giacca
buttata sul divano,
ma non lo trovi lì
quel che vuoi dire.
C'è un altro posto.
Se ti volti a rispondere
arriva anche a me, la luce.

Mentre le cose
ti vengono nella voce
e ti scaldano, più le ascolto
più sento che sei via.
E anch'io, anch'io sono là.
Siamo così. Siamo quello che manca
in tutte le spiegazioni.

Fuori le case ferme
e in mezzo i platani che tremano.
Più capisco il discorso più le bocche,
frase per frase, le dita
e le orecchie, sento come rimangono
a posto, e non si toccano.

Vedi? Parlare ci separa. Eppure
nella stretta di mano
più calda, occhi negli occhi,
nemmeno abbracciati,
persi nel bacio più profondo
saremo mai vicini come siamo
nelle parole.

L'aria vibra, noi ci capiamo:
è questo l'imbarazzo che ci tiene,
ci stringe insieme.
A volte due che si fermano appena
per un saluto, per un attimo,
quasi li schiaccia. E se non parlano rimane,
e cresce, e sembra l'unica cosa chiara.

Riguarda noi,
è nostro, questo imbarazzo.
Niente ne sanno le poltrone,
le piante, o questi cani
che se ne stanno lì incantati
uno di fronte all'altro senza faccia,
senza guardare.

Noi che guardiamo
coi gomiti e con la schiena,
e nelle vene più buie
ci siamo in faccia,
è per noi l'imbarazzo:
per noi che a niente, a nessuno
saremo mai vicini fino in fondo.

E' per noi che una volta, perché il mondo
potesse incontrare il mondo,
e ci fosse buon giorno e buona sera,
siamo venuti a stare
qui, sulle spine.

(Umberto Fiori)




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