sabato 9 agosto 2014

Leonardo Sinisgalli: poesie scelte



Le lumachine.


Sui muri di mattoni dei giardini
sono riapparse le stravaganti
lumachine.


Riconciliazione.


Iddio non ci vuole dannare.
Vuole da noi una spontanea
e totale e dolce riconciliazione.


Gelsomini.


Abbiamo paura di sembrare deboli,
di farci sorprendere in un gesto
sconsiderato di tenerezza.


In apparenza.


In apparenza c’è soltanto il sole
ostinato a non piegarsi.


Hai una minima.


Hai una minima razione d’aria
e la divori.



Se resisti.


Se resisti la sorpresa verrà,
il peso di un merlo
fa piegare il lillà.


Ora io non guardo.


Ora io non guardo che un punto bianco
su una lavagna scancellata.


Entra un trillo. 


Entra un trillo che non è inquieto,
un puntolino di colore in agitazione.


Fine d'anno.


Dietro il tuo profilo infermo
scintillano gli alberi cari
ai nostri occhi. Il sole
dell’anno nuovo scende sbieco
dalle mura. Non possiamo
fargli festa.


Pupille.


Ti fisso nelle pupille
luce giovane
con un nodo in gola.


La distanza.


Ogni anno muta la distanza
tra le cose che stanno d’intorno
anche se io resto inchiodato,
anche se le cose sono inanimate.


Pochi buchi.


Pochi buchi in più nel paesaggio,
pochi buchi a triangolo
in una colombaia.


Sul cielo.


Sul cielo non oso
più leggere e scrivere.


E' il suo volto.


E’ il suo volto che non ritrovo.
Anche se infrango o calpesto il rovo
che recinge il vietato sentiero
dove passa il nemico che ammiro.

Finestra.


Vegliando i malati
si guarda la finestra con amore.
L’uccello prova le parole
per la storia di un anno.


Mente gentile.


Mente gentile
non ricordi più niente.



(Leonardo Sinisgalli, Il passero e il lebbroso, Lo Specchio, Mondadori)


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