giovedì 18 ottobre 2012

La crepa.





La crepa si muove dall'ultimo piano al primo
e circonda la casa fino al filare di dietro.
Fa il giro intorno e si vede anche dalla finestra
della signora Angelina, di fronte.
La casa è quella dei miei nonni
e sarebbe rimasta così per sempre,
con il cancello grigio dell'ingresso i panni
stesi mossi dal vento le sedie davanti alla porta
per chi passa a fare due parole.
 


La finestrella piccola del bagno con la sua grata 
dava sulla soglia d'ingresso e noi bambini,
da bambini, spiavamo fuori per sentire i 
discorsi dei grandi, i fatti, le voci e la notte.
Mio nonno era appena morto quando la crepa
ha iniziato a muoversi e con lei le estati
i giorni le luci le rondini e i ricordi.


Mia nonna ha provato a sopravvivere al lutto
e a tenere insieme la casa le voci i figli
ma l'ordine è arrivato indifferibile
: è sfratto
e ognuno è andato a tenere insieme le voci
e i ricordi altrove, ognuno.


Nessuno ha capito che a volte altrove   
si muore e che andava tenuto lo sguardo
fisso, ferma la casa.
 

Mi ritrovo spesso qui: la vita e lo sguardo
a guardare nel buio a tenere in piedi la casa.
E ritramo le voci, i visi, le mani seduti
come quando era l'ora di trovarsi
tutti davanti al camino, con le voci che uniscono
le pignatte i fagioli
e le storie che nascono per custodire.
 
                       [Maria Luigia Longo, La crepa, da Rime private_Poesiesparse/Cantiere]
 

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