sabato 17 dicembre 2011

Corpo della fuga / Andante con brio



-Alla peggio non diventerai pianista di successo, ma certamente imparerai a suonare uno strumento che ti farà compagnia!-
Queste le parole di sua madre tutte le volte che Erica tentava di spiegarle che di suonare il pianoforte a lei proprio non importava e che, anzi, era davvero stufa delle lezioni del maestro di musica, barbuto e severo, e di tutte le ore che perdeva per i solfeggi e gli esercizi. Il ticchettio del metronomo le era diventato insopportabile e si insinuava in molti suoi pensieri rendendoli ossessivi. A volte di notte sognava con angoscia perfino le note: si vedeva rincorsa in uno spazio neutro da frotte di minime, semiminime, crome, semicrome...

Sarà stata la sua figura esile, gli occhiali spessi e tondi e l’aria svagata di chi non sa mai bene dove si trovi a indurre la madre di Erica a iscriverla fin dall’età di sette anni alle lezioni di pianoforte del maestro Biagio Aigus, noto direttore d’orchestra.
-Sì, non avrai forse dita affusolate e lunghe come le pianiste vere, ma - anche il maestro Biagio è d’accordo con me - l’esercizio fa miracoli! Fa-mi-ra-co-li, Erica! - E le apriva in fretta lo sportello dell’auto per farla scendere al volo e non arrivare tardi alla lezione.
E, tutte le volte ancora dopo tanti anni, Erica sostava un attimo davanti alla porta di casa Aigus prima di suonare il campanello e cercava di trovare un modo per non entrare. Sparire, squagliarsi di là, vaporizzare anche... Tutto pur di non entrare. Nemmeno i fioretti fatti ogni anno in omaggio a Santa Cecilia, protettrice dei musicanti, erano bastati a salvarla. Proprio niente. E puntualmente un colpo di clacson proveniente dall'auto della madre alle sue spalle, ancora davanti al cancelletto d'ingresso, la faceva riavere dai suoi propositi. Ma qualcosa di peggiore del clacson ancora c'era: il campanello del maestro Aigus intonava l'attacco della primavera di Vivaldi; suggestione o no, a lei venivano letteralmente i brividi.

Le lezioni invernali poteva anche sopportarle, ma erano quelle estive che proprio non le andavano giù: per due ore di lezione alla settimana doveva rimanere rinchiusa in casa a studiare tutti i pomeriggi! E detestava anche quei ragazzini che invece tornavano dal mare tutti sudati, abbronzati e festosi, ai quali le madri non avevano imposto neanche di esercitarsi con la diamonica nell’ora di musica a scuola. Li sentiva ridere e schiamazzare sotto la sua finestra e rincorrersi fino in piazza. Le loro voci s'intrecciavano ai suoi sol in 2/4 del solfeggio e puntualmente li superavano, portandola fuori tempo.
-Su, Erica, impegnati! Quest’anno hai il concerto di fine corso e poi l’anno prossimo ti iscriviamo al conservatorio. Finalmente avremo una pianista professionista in famiglia! - esultava la madre e, dicendolo, stringeva leggermente perfino il pugno in segno di vittoria.
Non vorrai mica fare come la zia Ada che si è praticamente bruciata la carriera al suo saggio di fine corso perché si è fatta prendere da una crisi di panico e per poco non se la faceva addosso?! Erica, quasi le-tte-ral-men-te addosso, intendo. E adesso, che ha più di sessant’anni ed è sola come un cane, l’unico passatempo che ha sono le parole crociate!-, concludeva scuotendo la testa in segno di profonda disapprovazione.
Be'... no, cara, non solo le parole crociate, adesso si è evoluta: si cimenta anche con il Sudoku! - interveniva suo padre, col suo humor inconciliante, dalla poltrona e da dietro il solito quotidiano.

L’idea di esibirsi di fronte a duecento persone non la turbava più di tanto, era la prospettiva di otto anni di conservatorio che invece la atterriva completamente. Immaginava già le sue notti costellate da caterve e caterve di note. Ma le madri, si sa, oltre ad avere più esperienza di te, ti regalano con i loro sproloqui anche idee geniali per opportune vie di fuga. Basta ogni tanto ascoltarle. Così, durante tutta la giornata del fatidico concerto di fine corso, Erica si allenò per un memorabile e definitivo addio alle scene bevendo quasi quattro litri di acqua e riservando al suo pubblico una liberatoria minzione al suono di un accordatissimo do-sol, do-sol, do-sol con la mano sinistra, mentre - con buona pace del maestro Biagio Aigus, noto direttore d’orchestra - la destra abbandonava una scala a toni alternati già in cerca di altri passatempi.



               Riscrittura di Corpo della fuga / Andante con brio, Maria Luigia Longo, 2002-2011.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Davvero splendido... uno tra i più ben riusciti! Molto divertente!

Maria Luigia Longo ha detto...

Ciao! Grazie... felice che ti piaccia.
In effetti mi sono divertita molto anche a scriverlo. E' un racconto di qualche anno fa ed è inserito in una raccolta che ha per tema e filo conduttore i colpi di genio.
L'ho rivisto-riletto-riscritto recentemente e ho deciso di iscriverlo ad un concorso bandito da una rivista molto molto attiva ed interessante.
Vedremo...
spero di ricevere presto dalla redazione notizie positive!
Grazie ancora e... continua a leggermi!