Una lunga amarezza quotidianamente interrotta dai tuoi occhi di gatta. Poco importa se ridi, se ti affligge il ricordo di una promessa insoddisfatta. Un istante inutile nel tempo di tutti. Ti penso fino alle 4 e 34. (Romano Billet, Savasti Sterpi, Crocetti Editore 1996)
Mi espando e vivo illegalmente in aree che gli altri non riconoscono reali. Là mi fermo ed espongo il mio mondo perseguitato, là lo riproduco con amarezza ribelle, là lo affido a un sole senza forma, senza luce, immobile, personale. Là accado.
A volte però tutto questo s'arresta. E mi restringo, a forza rientro (rassicurante) nell'area ammessa e legale, nell'amarezza terrena.
E mi smentisco.
(Kikì Dimulà, L'adolescenza dell'oblio - a cura di Paola Maria Minucci, Crocetti Editore 2000)
Qualcosa di rimosso rimbomba nelle orecchie a questa casa, fa pendere le tende senza vento, tramortisce gli specchi finché i riflessi perdono sostanza.
Un certo suono pari al digrignare di mulini a vento si è fermato di colpo; un’assenza assordante, una mazzata.
Accerchia questa valle, pesa su questo monte, estrania il gesto, spinge questo lapis attraverso un fitto nulla, ora,
carica di silenzio le dispense, piega il bucato acido come i panni dei morti, lasciati esattamente dai congiunti come usavano i morti,