sabato 19 ottobre 2019

#micronarrazioni #lavitadavantiaunabara



(foto di Daniela Chiuppi) 

#micronarrazioni #lavitadavantiaunabara
Il modo migliore per pensare è essere davanti a una bara. Un'anziana minuta percorre a piedi tutte le mattine il viale per arrivare alle otto in punto in ospedale, fa colazione al bar, nella hall, e poi va a pregare nella cappelletta, dietro al pronto soccorso. Il tempo che passa lì è breve, serve solo per dissimulare. O per prepararsi.
Dopo due avemaria, tre padre nostro e un eternodolore raggiunge la camera mortuaria. Si siede a mani giunte, capo chino, proprio davanti alla bara. Resta lì seduta immobile fino al pranzo, quando riprende il pullman che la riporta a casa.
Ho voluto provare anche io. Mi sono seduta dietro di lei e ho aspettato che i pensieri iniziassero a fluire.
- Non può andare a pensare da un'altra parte? Sono arrivata prima io!
Aveva ragione, ero stata invadente.
Ho cambiato orario e sono tornata nel pomeriggio. Mi sono seduta e ho atteso che i pensieri iniziassero a fluire. Il pensiero della donna però li catalizzava tutti. A cosa pensava? Come le era venuta l'idea? Perché aveva scelto proprio quel posto? I pensieri li lasciava lì o li portava a casa con sé?
Improvvisamente, poi, ho trovato una crepa nella bara di noce, una scalfitura del legno vicino la maniglia dorata, come un varco. E così, anche io, ho avuto il primo pensiero davanti alla bara.
Dopo nessun altro posto è stato così adatto a pensare.

3 commenti:

  1. Il desiderio di pensare / capire la vita attraverso la morte. La nostra morte che ora coincide perfettamente con le altre morti. E le altre vite. Tutte insieme. Si esprime, così, il pensiero collettivo, che costituisce una forma archetipica del nostro universale, coagulata fra coordinate spazio temporali (vita) individualmente rappresentabili e accessibili. È, la fessura nella bara, il foro stenopeico attraverso il quale si manifesta, capovolto, il rapporto fra vita e morte, fra luce e tenebre i cui termini divengono così immediatamente sensibili anche se ogni significato (ma non ogni senso) si perde in un orizzonte infinitamente profondo. Lo specchio di Alice riflette con indecente innocenza il buio da cui nasce tutto; da cui siamo nati. E che interroghiamo incessantemente, fin dal primo istante, chiamandolo luce. O vita.
    Gigia, hai colto nel segno ancora una volta. Perché come ha spiegato Baudrillard "le tenebre sempre ci precedono". E, prima o poi, producono la risposta.

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  2. Elio, tu apri sempre un varco! E io lo seguo


    Grazie

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